Sulla ghiaia un appello a Corona.
Avevo, tempo addietro, telefonato a Mauro Corona. Quella volta il suo telefono squillò parecchie volte a vuoto: tuu, tuu, tuu, tuu, fu l'unica risposta che ebbi, finquando una gentile voce di donna, registrata in segreteria telefonica, interruppe quel monotono soliloquio, pregandomi di richiamare o di lasciare un messaggio.
Ho avuto la fortuna di conosce Corona, o per meglio dire, di vederlo a Claut, paese da cui proviene mia moglie. Lo trovai in un bar del centro, con un braccio appoggiato stancamente al bancone di acciaio, mentre la mano destra sosteneva un bicchiere di buon vino rosso, ancora mezzo pieno o mezzo vuoto. Mi misi allora a osservarlo attentamente, su di lui circolavano voci che ormai si erano trasformate in vere leggende. Derivavano da un condensato di atteggiamenti, da vizi e virtù che potevano riassumersi in sentimenti, emozioni, sogni e fatti concreti. Una simpatica eccentricità si rispecchiava nella fama di sensibile e famoso scrittore di grido, ma anche nel suo atteggiamento burbero e scostante ma anche nel suo modo di vestirsi. Ma di lui si conoscevano anche la capacità e il coraggio nell'affrontare vette e rocce, apparentemente inviolabili, in scalate ardue e difficili, affrontate con il solo mezzo della forza delle braccia e della sua tenacia.
Una grinta che si sposa quasi al suo estro, alla sua geniale fantasia e alla sensibilità, che meglio esprime nel raccontare eventi della sua infanzia. Ma grande è nel contempo, la capacità di coinvolgere emotivamente i suoi lettori, allorché descrive la vita passata fra i monti, fra le amate piante di boschi che stanno scomparendo, come scompare con esse tutta l'umanità, perché natura e uomo sono univoci e indissolubili elementi, legati a un unico destino. Una natura vittima della bramosia umana, del suo incontrollato e incontrollabile desiderio di possesso, come se il controllo su di essa potesse diventare il controllo sull'universo e quindi sul creato.
Ho chiesto al telefono di Corona la sua partecipazione, un aiuto, un suo appoggio alla nostra lotta contro il perpetrarsi del nostro Vajont degli anni Tremila, il Vajont di una zona pedemontana, ove nel terzo millennio nuovi e più voraci squali del sistema imprenditoriale, se non si dovesse rispettare, più che le norme previste in materia ambientalista, il buon senso, potrebbero creare gravi danni ambientali, con conseguenze imprevedibili anche sulla salute dell'uomo.
Il monte Toc si è spostato più a valle e sta nuovamente e silenziosamente scivolando dopo 44 anni, lungo i pendii per raggiungere la scura massa liquida che già attende di sommergere nuovi ambienti e graziose abitazioni. Già c'è il pericolo che si crei una nuova diga, in una zona non molto distante da Erto, tonnellate di ghiaia potrebbero allora riversarsi senza controllo e, come vendetta della natura, sull'uomo sordo ai suoi richiami disperati, su un paese grazioso in cui la gente felice e operosa conduce la sua vita normalmente, portando come ogni giorno i figli all'asilo, lavorando nelle fabbriche adiacenti, gestendo la casa nelle attività quotidiane, ma ora con una velata preoccupazione nel cuore. Una malinconia dettata da dubbi atroci a cui non è stata data ancora alcuna risposta e chiarezza.
Mauro, parli del nuovo oro dell'era moderna, la ghiaia nel tuo caso e il materiale per fare cemento nel nostro. So perché scrivi proprio in questo momento, so perché non lo hai fatto quando avresti potuto farlo. Forse che la natura è figlia di madri diverse? O come sospetto sta diventando orfana di ambo i genitori. Oppure ognuno si è impossessato di un pezzo di natura da salvaguardare, facendolo proprio, come se fosse una battaglia da vincere e non una guerra da condurre unendo le forze.
Mario Fucile
giovedì 28 febbraio 2008
Dal Gazzettino di Pordenone del 28 febbraio 2008
Traffico e cave, una nuova bretella autostradale
Caneva - Il problema legato al traffico dei mezzi pesanti prodotto dall'attività delle cave, contestualmente a quello della sicurezza per chi circola sulle strade, sembra essere arrivato a risoluzione. Il sindaco Mirto Monte ha fatto il punto, alla luce dell'ultimo incontro del consiglio provinciale.«Premetto che questo tema è da molto tempo sul tappeto - commenta - ma oggi c'è la necessità estrema di fare chiarezza, di definire un percorso, non solo politico ma anche pratico. Il nostro distretto minerario, come ha anche sottolineato recentemente Illy, è forse il più importante in regione. Ogni anno vengono scavati circa 400 mila metri cubi di inerte, che poi viene trasportato creando non pochi problemi, non solo sulle strade di Caneva, ma anche di Sacile. Fino a poco tempo fa questa problematica era stata trascurata, oggi invece, alla luce di un ingente finanziamento regionale, circa 16 milioni di euro, un passo importante è stato fatto».«Proprio in Consiglio Provinciale si è discusso di questo e su mia proposta, assieme ai sindaci di Polcenigo e Fontanafredda, è stato formulato un emendamento che propone di avviare uno studio approfondito sulla nuova viabilità da realizzare. Successivamente è stato accolto all'unanimità dal Consiglio. Il nuovo collegamento con la bretella autostradale, partirà dal comune di Fontanafredda, arriverà a Ranzano in zona industriale "La Croce", lungo la ferrovia proseguirà in comune di Polcenigo, per arrivare sino a Fiaschetti; sempre da Ranzano devierà sino a Budoia».E il sindaco conclude: «Questo è un primo passo nella direzione giusta; tutto il traffico pesante che dal bacino estrattivo di Sarone si riversa ora sulle strade comunali, poi sarà deviato su questa nuova arteria, così come quello che fra qualche anno percorrerà le strade di Budoia. Questo progetto, secondo me, per definirsi risolutivo anche del problema sicurezza, dovrà tener conto anche dei percorsi ciclabili che sia la Comunità montana che i comuni di Brugnera, Caneva, Sacile e Fontanafredda stanno elaborando in collaborazione. Nell'incontro che avremo venerdì a Sacile con l'assessore Sonego, cercheremo di fare il possibile affinché sia accelerata la fase progettuale, valutando anche l'ipotesi della linea ferroviaria che rappresenta sicuramente una risorsa importante».
Caneva - Il problema legato al traffico dei mezzi pesanti prodotto dall'attività delle cave, contestualmente a quello della sicurezza per chi circola sulle strade, sembra essere arrivato a risoluzione. Il sindaco Mirto Monte ha fatto il punto, alla luce dell'ultimo incontro del consiglio provinciale.«Premetto che questo tema è da molto tempo sul tappeto - commenta - ma oggi c'è la necessità estrema di fare chiarezza, di definire un percorso, non solo politico ma anche pratico. Il nostro distretto minerario, come ha anche sottolineato recentemente Illy, è forse il più importante in regione. Ogni anno vengono scavati circa 400 mila metri cubi di inerte, che poi viene trasportato creando non pochi problemi, non solo sulle strade di Caneva, ma anche di Sacile. Fino a poco tempo fa questa problematica era stata trascurata, oggi invece, alla luce di un ingente finanziamento regionale, circa 16 milioni di euro, un passo importante è stato fatto».«Proprio in Consiglio Provinciale si è discusso di questo e su mia proposta, assieme ai sindaci di Polcenigo e Fontanafredda, è stato formulato un emendamento che propone di avviare uno studio approfondito sulla nuova viabilità da realizzare. Successivamente è stato accolto all'unanimità dal Consiglio. Il nuovo collegamento con la bretella autostradale, partirà dal comune di Fontanafredda, arriverà a Ranzano in zona industriale "La Croce", lungo la ferrovia proseguirà in comune di Polcenigo, per arrivare sino a Fiaschetti; sempre da Ranzano devierà sino a Budoia».E il sindaco conclude: «Questo è un primo passo nella direzione giusta; tutto il traffico pesante che dal bacino estrattivo di Sarone si riversa ora sulle strade comunali, poi sarà deviato su questa nuova arteria, così come quello che fra qualche anno percorrerà le strade di Budoia. Questo progetto, secondo me, per definirsi risolutivo anche del problema sicurezza, dovrà tener conto anche dei percorsi ciclabili che sia la Comunità montana che i comuni di Brugnera, Caneva, Sacile e Fontanafredda stanno elaborando in collaborazione. Nell'incontro che avremo venerdì a Sacile con l'assessore Sonego, cercheremo di fare il possibile affinché sia accelerata la fase progettuale, valutando anche l'ipotesi della linea ferroviaria che rappresenta sicuramente una risorsa importante».
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mercoledì 27 febbraio 2008
Dal Gazzettino di Pordenone del 27 febbraio 2008
Amianto, assemblea sulla discarica.
Porcia - L'amministrazione comunale informa che stasera (alle 20.30) nell'auditorium "Diemoz" del Centro socio-assistenziale si terrà un'assemblea pubblica sulla discarica che sorge in località Croce Vial. Null'altro viene aggiunto nella laconica locandina che campeggia nelle bacheche comunali. Il riferimento è comunque alla prossima apertura (presso la ex cava Dell'Agnese) di una discarica per l'amianto (della capacità di 100mila metri cubi). Nel corso dell'incontro pubblico saranno date le informazioni utili allo smaltimento del famigerato eternit, oltre che resa nota la tipologia dell'impianto. L'impianto è osteggiato da oltre un migliaio di residenti della zona.
La discarica è già stata realizzata dalla General Beton di Cordignano (proprietaria dell'area e gestrice dell'impianto) ma non è ancora entrata in servizio. Ciò potrà avvenire solo dopo che la Regione avrà rilasciato la cosiddetta "Autorizzazione integrata ambientale" (Aia), provvedimento che autorizza l'esercizio. «Il decreto Aia non è stato ancora rilasciato» precisano dagli uffici preposti della Regione.
La ditta ha con largo anticipo informato la potenziale utenza. Infatti, nell'ultimo numero del semestrale "General Beton News" (uscito a ridosso di Natale) compare un articolo promozionale dal titolo "Lo smaltimento dell'amianto, in apertura nel Triveneto la prima discarica sicura e pulita". Nel testo si legge che "nel comune di Porcia è stato realizzato un centro di smaltimento per le lastre e per i rivestimenti in amianto, nel rispetto assoluto delle disposizioni legislative a salvaguardia dell'ambiente, in grado di offrire tutte le garanzie contro i rischi di inquinamento. Si tratta della prima discarica operante in Italia, con le caratteristiche previste dalla nuova legge in materia. È stata realizzata dalla General Beton Triveneta per consentire alle aziende che si occupano della bonifica dell'amianto di smaltire qui in Italia il materiale bonificato. Finora - si legge ancora - chi operava in questo settore doveva assumersi l'onere di costosi trasporti verso le discariche francesi, austriache o tedesche, in quanto le direttive europee richiedono che i manufatti che contengono amianto vengano smaltiti in appositi siti, espressamente attrezzati per evitare qualsiasi tipo di contaminazione, a salvaguardia dell'ambiente e della salute dei cittadini". In calce all'articolo sono aggiunti i recapiti telefonici (fisso e cellulare) dell'azienda per ottenere ulteriori informazioni.
Dario Furlan
Porcia - L'amministrazione comunale informa che stasera (alle 20.30) nell'auditorium "Diemoz" del Centro socio-assistenziale si terrà un'assemblea pubblica sulla discarica che sorge in località Croce Vial. Null'altro viene aggiunto nella laconica locandina che campeggia nelle bacheche comunali. Il riferimento è comunque alla prossima apertura (presso la ex cava Dell'Agnese) di una discarica per l'amianto (della capacità di 100mila metri cubi). Nel corso dell'incontro pubblico saranno date le informazioni utili allo smaltimento del famigerato eternit, oltre che resa nota la tipologia dell'impianto. L'impianto è osteggiato da oltre un migliaio di residenti della zona.
La discarica è già stata realizzata dalla General Beton di Cordignano (proprietaria dell'area e gestrice dell'impianto) ma non è ancora entrata in servizio. Ciò potrà avvenire solo dopo che la Regione avrà rilasciato la cosiddetta "Autorizzazione integrata ambientale" (Aia), provvedimento che autorizza l'esercizio. «Il decreto Aia non è stato ancora rilasciato» precisano dagli uffici preposti della Regione.
La ditta ha con largo anticipo informato la potenziale utenza. Infatti, nell'ultimo numero del semestrale "General Beton News" (uscito a ridosso di Natale) compare un articolo promozionale dal titolo "Lo smaltimento dell'amianto, in apertura nel Triveneto la prima discarica sicura e pulita". Nel testo si legge che "nel comune di Porcia è stato realizzato un centro di smaltimento per le lastre e per i rivestimenti in amianto, nel rispetto assoluto delle disposizioni legislative a salvaguardia dell'ambiente, in grado di offrire tutte le garanzie contro i rischi di inquinamento. Si tratta della prima discarica operante in Italia, con le caratteristiche previste dalla nuova legge in materia. È stata realizzata dalla General Beton Triveneta per consentire alle aziende che si occupano della bonifica dell'amianto di smaltire qui in Italia il materiale bonificato. Finora - si legge ancora - chi operava in questo settore doveva assumersi l'onere di costosi trasporti verso le discariche francesi, austriache o tedesche, in quanto le direttive europee richiedono che i manufatti che contengono amianto vengano smaltiti in appositi siti, espressamente attrezzati per evitare qualsiasi tipo di contaminazione, a salvaguardia dell'ambiente e della salute dei cittadini". In calce all'articolo sono aggiunti i recapiti telefonici (fisso e cellulare) dell'azienda per ottenere ulteriori informazioni.
Dario Furlan
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Dal Gazzettino del 27 febbraio 2008
Internet in banda larga? In Friuli sarà così.
Partire subito - non appena ottenuta l'aggiudicazione ufficiale della licenza - con la realizzazione delle infrastrutture, da completarsi in tempi più che dimezzati (12 mesi) rispetto ai 30 previsti dal bando di gara; e poi, fare del Friuli Venezia Giulia un "bocchettone" di entrata e uscita anche per provider esteri e mettere in campo tutta una serie di servizi realizzati grazie a «importanti sinergie» e che consentiranno di «non limitarci a quello che è un puro e semplice wimax, ma arricchendolo con le altre frecce che abbiamo al nostro arco». Modesto Volpe, presidente di Assomax-Nettare, l'alleanza di 35 aziende installatrici e costruttrici nazionali di telecomunicazioni che si è aggiudicata per 680mila euro la licenza per le frequenze relative alla banda larga senza fili del Friuli Venezia Giulia, traccia già lo scenario in cui si muoverà non appena verrà ufficializzata l'assegnazione: «Dall'aggiudicazione ufficiale - spiega Volpe - che dovrà avvenire entro 7 giorni, avremo 30 giorni per versare i 680mila euro dovuti per la licenza; dopo quella scadenza, saremo gli aggiudicatari, salvo ricorsi».
- Lei si è detto soddisfatto per la cifra di aggiudicazione, dicendo che è inferiore alle vostre aspettative. La Regione Fvg ha invece spiegato il ritiro della propria controllata Mercurio dalla gara con il prezzo elevato raggiunto dall'asta... Chi ha ragione?
«Siamo due realtà diverse. Mercurio partecipava alla gara pensando ad un utilizzo del wimax solo per la Pubblica amministrazione. Noi possiamo contare su un mix Pubblico-privato. Abbiamo ampi spread per l'attività in Fvg che Mercurio non aveva. E quanto al prezzo di aggiudicazione, credo che abbiamo avuto un colpo di fortuna, perché forse nella tornata decisiva qualcuno non ha rilanciato pensando ci fossero ancora "pause"...».
- La tempistica per l'avvio del wimax?
«Essendo noi un'alleanza di installatori e costruttori nazionali operanti nel settore, potremo partire con la realizzazione infrastrutturale non appena ci sarà l'aggiudicazione ufficiale. E, non dovendo ricorrere ad appalti ma potendo fare tutto in proprio, essendo professionisti del settore che lavorano per i più grandi operatori, puntiamo a realizzare le infrastrutture nel giro di 12 mesi. Il ministero prevede che entro 30 mesi venga realizzata una copertura del 60\% del territorio per poter rimanere assegnatari della licenza. Noi non vogliamo limitarci al minimo... E in un tempo più breve».
- I programmi previsti dal vostro business plan?
«Preferisco non parlarne prima dell'aggiudicazione definitiva. Di certo il Fvg, regione di confine, con sbocco sul mare, offre molte opportunità. Guardando a Slovenia e Austria, ad esempio, penso che potrebbe essere un "bocchettone" di entrata e uscita...».
- Scendendo sul terreno della comunicazione...
«Penso che potremo magari partecipare come sponsor e con le nostre tecnologie alla Barcolana. Potrebbe essere una delle nostre prime iniziative, anche se è ancora tutto da vedere».
Partire subito - non appena ottenuta l'aggiudicazione ufficiale della licenza - con la realizzazione delle infrastrutture, da completarsi in tempi più che dimezzati (12 mesi) rispetto ai 30 previsti dal bando di gara; e poi, fare del Friuli Venezia Giulia un "bocchettone" di entrata e uscita anche per provider esteri e mettere in campo tutta una serie di servizi realizzati grazie a «importanti sinergie» e che consentiranno di «non limitarci a quello che è un puro e semplice wimax, ma arricchendolo con le altre frecce che abbiamo al nostro arco». Modesto Volpe, presidente di Assomax-Nettare, l'alleanza di 35 aziende installatrici e costruttrici nazionali di telecomunicazioni che si è aggiudicata per 680mila euro la licenza per le frequenze relative alla banda larga senza fili del Friuli Venezia Giulia, traccia già lo scenario in cui si muoverà non appena verrà ufficializzata l'assegnazione: «Dall'aggiudicazione ufficiale - spiega Volpe - che dovrà avvenire entro 7 giorni, avremo 30 giorni per versare i 680mila euro dovuti per la licenza; dopo quella scadenza, saremo gli aggiudicatari, salvo ricorsi».
- Lei si è detto soddisfatto per la cifra di aggiudicazione, dicendo che è inferiore alle vostre aspettative. La Regione Fvg ha invece spiegato il ritiro della propria controllata Mercurio dalla gara con il prezzo elevato raggiunto dall'asta... Chi ha ragione?
«Siamo due realtà diverse. Mercurio partecipava alla gara pensando ad un utilizzo del wimax solo per la Pubblica amministrazione. Noi possiamo contare su un mix Pubblico-privato. Abbiamo ampi spread per l'attività in Fvg che Mercurio non aveva. E quanto al prezzo di aggiudicazione, credo che abbiamo avuto un colpo di fortuna, perché forse nella tornata decisiva qualcuno non ha rilanciato pensando ci fossero ancora "pause"...».
- La tempistica per l'avvio del wimax?
«Essendo noi un'alleanza di installatori e costruttori nazionali operanti nel settore, potremo partire con la realizzazione infrastrutturale non appena ci sarà l'aggiudicazione ufficiale. E, non dovendo ricorrere ad appalti ma potendo fare tutto in proprio, essendo professionisti del settore che lavorano per i più grandi operatori, puntiamo a realizzare le infrastrutture nel giro di 12 mesi. Il ministero prevede che entro 30 mesi venga realizzata una copertura del 60\% del territorio per poter rimanere assegnatari della licenza. Noi non vogliamo limitarci al minimo... E in un tempo più breve».
- I programmi previsti dal vostro business plan?
«Preferisco non parlarne prima dell'aggiudicazione definitiva. Di certo il Fvg, regione di confine, con sbocco sul mare, offre molte opportunità. Guardando a Slovenia e Austria, ad esempio, penso che potrebbe essere un "bocchettone" di entrata e uscita...».
- Scendendo sul terreno della comunicazione...
«Penso che potremo magari partecipare come sponsor e con le nostre tecnologie alla Barcolana. Potrebbe essere una delle nostre prime iniziative, anche se è ancora tutto da vedere».
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martedì 26 febbraio 2008
Da Punto Informatico del 26 febbraio 2008
Roma - Un altro blogger italiano finisce nei guai a causa di una denuncia per diffamazione, una denuncia non dovuta ad una propria esternazione quanto invece al fatto di aver riportato sul proprio blog una notizia con indicazione della fonte e link, notizia ritenuta diffamante. Il fatto di averla ripresa è stato sufficiente a far piombare su di lui una denuncia.Della vicenda ha parlato Simone Rodriguez sul suo blog, in cui spiega: "Stiamo parlando di un blog amatoriale come il mio ed il vostro. Un blog nato per passione (per la propria terra) e soprattutto per diletto. Insomma un blog incentrato sul confronto e la discussione e non certo sulla denuncia (che lasciamo alle testate giornalistiche)". La domanda è chiarissima: "Quando si parla di un blog amatoriale che riporta chiaramente che la notizia proviene da fonti esterne bisogna applicare le stesse rigide regole", le regole cioè applicate alle testate giornalistiche? "Eppure - osserva Rodriguez - sarebbe bastato chiedere al webmaster di rimuovere l'articolo".Il blogger denunciato gestiva il sito CinidiSicilia che ora in home page pubblica un sunto della propria vicenda, e solo quello: "(...) per questo il titolare del dominio è stato denunciato penalmente, per aver copiato ed incollato una notizia che a quanto pare risulta infondata e siccome abbiamo altro da fare nella vita per mandare avanti le nostre famiglie, ci troviamo costretti a chiudere tutto per non andare incontro ad ulteriori problemi".
I fatti li ha ricostruiti con Punto Informatico proprio il blogger denunciato. Racconta come nel settembre 2007 uscì "su molti siti Internet e probabilmente anche su qualche quotidiano locale (in totale sono una cinquantina i denunciati come me) una notizia riguardante casi di mala-sanità riscontrati dalla polizia in un policlinico siciliano. La notizia fu eclatante perché si parlava di topi morti e feti mal conservati, gli articoli riportavano riferimenti precisi a luoghi, forze dell'ordine e querelanti che avevano denunciato il fatto, con tanto di motivazioni, insomma tutto sembrava tranne che una notizia superficiale (ammesso che lo sia)"."Ingenuamente - spiega a PI - ho ritenuto opportuno copiare ed incollare, così come il suo autore l'ha pubblicata, la notizia sul mio blog con tanto di fonte riportata in basso e screenshot del sito al solo scopo di commentarla con gli amici. Due giorni fa, a cinque mesi dalla pubblicazione, ricevo una telefonata della polizia postale che mi chiede di presentarmi da loro, lo faccio immediatamente e vengo formalmente denunciato".Una questione bollente quella della responsabilità dei blogger, un ambito nel quale non manca chi chiede giri di vite ed interpretazioni restrittive delle attuali normative, ad esempio per far ricadere anche i blogger nell'alveo della legge sulla stampa.In questo caos normativo, e in assenza di una solida giurisprudenza che riporti il blogging ad un livello minimo di serenità, "l'unica cosa che ho potuto fare - racconta a PI il blogger denunciato - è stata quella di rilasciare una dichiarazione spontanea da allegare al protocollo che verrà inviato al magistrato dove ho tentato di spiegare la mia posizione, chiarendo che un blog non è una testata giornalistica, che non veniva aggiornato con alcuna periodicità, che la sua visibilità era pressoché nulla e che la fonte a cui ho fatto riferimento aveva sempre riportato notizie attendibili"."Al momento - prosegue - sono ancora scosso perché mi reputo una persona onestissima, lavoro per pagare le tasse perché ne pago parecchie (circa il 66%), non riesco a mentire nemmeno ad un bambino e mai mi sarei aspettato che potesse accadermi una cosa del genere, sicuramente sarò stato ingenuo, ma come me credo ce ne siano parecchi tra i blogger, per questo chiedo la diffusione di questa notizia, per quelli come me... non per me, io ormai posso solo mettermi nelle mani di avvocati e magistratura".I casi di blogger denunciati per diffamazione aumentano di continuo prefigurando un clima ostile alla libera espressione del pensiero sulla rete italiana. Una situazione che rischia di diventare esplosiva: sono ormai decine i blogger italiani che rischiano un processo per quanto hanno scritto o quanto qualcuno ha scritto nei commenti ai propri post, o per un link ritenuto diffamante. Una situazione fin qui sfuggita al Legislatore, spesso incapace di seguire con la dovuta attenzione i nodi critici dello sviluppo della Società dell'Informazione. Lasciare che siano normative interpretate in senso restrittivo e la scarsa conoscenza della rete a determinare magari in tribunale quali debbano essere i confini dei diritti degli utenti nell'era digitale - si dice da più parti in questi mesi - potrebbe rivelarsi un clamoroso boomerang oltreché una nuova imperdonabile leggerezza di chi abita la stanza dei bottoni.
I fatti li ha ricostruiti con Punto Informatico proprio il blogger denunciato. Racconta come nel settembre 2007 uscì "su molti siti Internet e probabilmente anche su qualche quotidiano locale (in totale sono una cinquantina i denunciati come me) una notizia riguardante casi di mala-sanità riscontrati dalla polizia in un policlinico siciliano. La notizia fu eclatante perché si parlava di topi morti e feti mal conservati, gli articoli riportavano riferimenti precisi a luoghi, forze dell'ordine e querelanti che avevano denunciato il fatto, con tanto di motivazioni, insomma tutto sembrava tranne che una notizia superficiale (ammesso che lo sia)"."Ingenuamente - spiega a PI - ho ritenuto opportuno copiare ed incollare, così come il suo autore l'ha pubblicata, la notizia sul mio blog con tanto di fonte riportata in basso e screenshot del sito al solo scopo di commentarla con gli amici. Due giorni fa, a cinque mesi dalla pubblicazione, ricevo una telefonata della polizia postale che mi chiede di presentarmi da loro, lo faccio immediatamente e vengo formalmente denunciato".Una questione bollente quella della responsabilità dei blogger, un ambito nel quale non manca chi chiede giri di vite ed interpretazioni restrittive delle attuali normative, ad esempio per far ricadere anche i blogger nell'alveo della legge sulla stampa.In questo caos normativo, e in assenza di una solida giurisprudenza che riporti il blogging ad un livello minimo di serenità, "l'unica cosa che ho potuto fare - racconta a PI il blogger denunciato - è stata quella di rilasciare una dichiarazione spontanea da allegare al protocollo che verrà inviato al magistrato dove ho tentato di spiegare la mia posizione, chiarendo che un blog non è una testata giornalistica, che non veniva aggiornato con alcuna periodicità, che la sua visibilità era pressoché nulla e che la fonte a cui ho fatto riferimento aveva sempre riportato notizie attendibili"."Al momento - prosegue - sono ancora scosso perché mi reputo una persona onestissima, lavoro per pagare le tasse perché ne pago parecchie (circa il 66%), non riesco a mentire nemmeno ad un bambino e mai mi sarei aspettato che potesse accadermi una cosa del genere, sicuramente sarò stato ingenuo, ma come me credo ce ne siano parecchi tra i blogger, per questo chiedo la diffusione di questa notizia, per quelli come me... non per me, io ormai posso solo mettermi nelle mani di avvocati e magistratura".I casi di blogger denunciati per diffamazione aumentano di continuo prefigurando un clima ostile alla libera espressione del pensiero sulla rete italiana. Una situazione che rischia di diventare esplosiva: sono ormai decine i blogger italiani che rischiano un processo per quanto hanno scritto o quanto qualcuno ha scritto nei commenti ai propri post, o per un link ritenuto diffamante. Una situazione fin qui sfuggita al Legislatore, spesso incapace di seguire con la dovuta attenzione i nodi critici dello sviluppo della Società dell'Informazione. Lasciare che siano normative interpretate in senso restrittivo e la scarsa conoscenza della rete a determinare magari in tribunale quali debbano essere i confini dei diritti degli utenti nell'era digitale - si dice da più parti in questi mesi - potrebbe rivelarsi un clamoroso boomerang oltreché una nuova imperdonabile leggerezza di chi abita la stanza dei bottoni.
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lunedì 25 febbraio 2008
Dal Gazzetino di Pordenone del 24 febbraio 2008
Problema cava, la "secessione" di Santa Lucia
Budoia - "Secessione dei residenti di Santa Lucia di Budoia". La provocazione "scissionista" è stata lanciata nell'assemblea popolare dei cittadini due sera fa, e ha fatto il botto. Tutti delusi dall'analisi dei contenuti del ricorso al Tar presentato dall'amministrazione comunale di Budoia, avverso la delibera regionale numero 2863. Quella votata dalla Regione Friuli il 23 novembre scorso e che autorizza il traffico pesante sull'asse viario Caneva-stazione Santa Lucia.
"Verifichiamo con un sondaggio la possibilità di un rapporto più stabile con il Comune di Polcenigo - hanno proposto i "scissionisti" pronti alla difesa del territorio pedemontano dalle polveri sottili e dal rischio sicurezza. L'analisi del documento di ricorso al Tar ha evidenziato la corretta formulazione dei punti relativi ai vizi di forma della procedura amministrativa, che ha concluso temporaneamente l'iter progettuale. Non sono emersi però, come si sperava, elementi concreti che facciano sperare in una soluzione definitiva sull'ipotesi di utilizzo della stazione di Santa Lucia". Altra petizione in vista per la secessione? "Altre iniziative in vista - promettono i residenti -. La salvaguardia della salute e della qualità della vita sono una priorità che ci sta molto a cuore". Sta a cuore anche alla Provincia di Pordenone: la seduta consigliare di due sere fa nel palazzo di largo San Giorgio ha discusso la mozione presentata dal consigliere leghista Edouard Ballaman. In ballo, c'era la possibilità di fare retromarcia sull'approvazione concessa in prima istanza, alla delibera regionale numero 2863. "Un confronto fiume - ha fatto il report Egidio Santin, referente del Gruppo di Polcenigo presente con i delegati del Comitato di Santa Lucia di Budoia -. Il Sindaco di Fontanfredda Giovanni Baviera ha proposto di dirottare il traffico pesante che parte dalle cave di Caneva al casello di Ranzano". E' stato votato all'unanimità l'impegno a individuare un'opzione alternativa al percorso nella Pedemontana, per i tir che trasportano materiali di cava. "La decisione della Provincia e le 900 firme della petizione popolare raccolte sono determinanti - ha sottolineato Ballaman - La Regione dovrà tenere in considerazione le legittime richieste dei cittadini".
Budoia - "Secessione dei residenti di Santa Lucia di Budoia". La provocazione "scissionista" è stata lanciata nell'assemblea popolare dei cittadini due sera fa, e ha fatto il botto. Tutti delusi dall'analisi dei contenuti del ricorso al Tar presentato dall'amministrazione comunale di Budoia, avverso la delibera regionale numero 2863. Quella votata dalla Regione Friuli il 23 novembre scorso e che autorizza il traffico pesante sull'asse viario Caneva-stazione Santa Lucia.
"Verifichiamo con un sondaggio la possibilità di un rapporto più stabile con il Comune di Polcenigo - hanno proposto i "scissionisti" pronti alla difesa del territorio pedemontano dalle polveri sottili e dal rischio sicurezza. L'analisi del documento di ricorso al Tar ha evidenziato la corretta formulazione dei punti relativi ai vizi di forma della procedura amministrativa, che ha concluso temporaneamente l'iter progettuale. Non sono emersi però, come si sperava, elementi concreti che facciano sperare in una soluzione definitiva sull'ipotesi di utilizzo della stazione di Santa Lucia". Altra petizione in vista per la secessione? "Altre iniziative in vista - promettono i residenti -. La salvaguardia della salute e della qualità della vita sono una priorità che ci sta molto a cuore". Sta a cuore anche alla Provincia di Pordenone: la seduta consigliare di due sere fa nel palazzo di largo San Giorgio ha discusso la mozione presentata dal consigliere leghista Edouard Ballaman. In ballo, c'era la possibilità di fare retromarcia sull'approvazione concessa in prima istanza, alla delibera regionale numero 2863. "Un confronto fiume - ha fatto il report Egidio Santin, referente del Gruppo di Polcenigo presente con i delegati del Comitato di Santa Lucia di Budoia -. Il Sindaco di Fontanfredda Giovanni Baviera ha proposto di dirottare il traffico pesante che parte dalle cave di Caneva al casello di Ranzano". E' stato votato all'unanimità l'impegno a individuare un'opzione alternativa al percorso nella Pedemontana, per i tir che trasportano materiali di cava. "La decisione della Provincia e le 900 firme della petizione popolare raccolte sono determinanti - ha sottolineato Ballaman - La Regione dovrà tenere in considerazione le legittime richieste dei cittadini".
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Dal Gazzettino di Pordenone del 25 febbraio 2008
Tramovalorizzatore ad Aviano. Berto: maggioranza ambigua.
Aviano - "Il sindaco Del Cont Bernard ha fatto il primo passo verso il termovalorizzatore". Lo afferma l'ex primo cittadino, Riccardo Berto, il quale interviene dopo l'approvazione di un ordine del giorno, in consiglio comunale, contro l'inceneritore che la Provincia vorrebbe realizzare ad Aviano. Berto sottolinea l'irregolarità nella presentazione del documento e spiega che, al di là di questi aspetti "avremmo tutti condiviso tale proposta se non fosse stato per l'ambiguità nei punti successivi".
Berto spiega d'avere chiesto di inserire nell'ordine del giorno la frase "no al termovalorizzatore ad Aviano", proposta bocciata dalla maggioranza perchè, era stato spiegato, "non avrebbe trovato appoggio dagli altri Comuni, i quali avrebbero potuto temere la realizzazione del termovalorizzatore nel proprio territorio". "Stanno cercando in modo ambiguo di nascondere la verità. Il Sindaco e tutta la maggioranza - incalza Berto - non hanno voluto votare contro il termovalorizzatore ad Aviano perchè vogliono mascherare la verità ai cittadini. Il loro percorso sarà un'altro: cavalcando l'onda di Napoli, propongono prima una differenziata spinta che, a distanza di tempo, dimostreranno non essere sufficiente, per arrivare, in ultima istanza, alla realizzazione del termovalorizzatore. Dove sono finiti gli ambientalisti di Rifondazione e i Cittadini per Aviano che quand'erano in opposizione e durante l'ultima campagna elettorale si dichiaravano in modo netto contrari al termovalorizzatore ad Aviano?". Secondo Berto avere un termovalorizzatore nel comune significa "rischio continuo di liberazione di diossina e polveri sottili".
Aviano - "Il sindaco Del Cont Bernard ha fatto il primo passo verso il termovalorizzatore". Lo afferma l'ex primo cittadino, Riccardo Berto, il quale interviene dopo l'approvazione di un ordine del giorno, in consiglio comunale, contro l'inceneritore che la Provincia vorrebbe realizzare ad Aviano. Berto sottolinea l'irregolarità nella presentazione del documento e spiega che, al di là di questi aspetti "avremmo tutti condiviso tale proposta se non fosse stato per l'ambiguità nei punti successivi".
Berto spiega d'avere chiesto di inserire nell'ordine del giorno la frase "no al termovalorizzatore ad Aviano", proposta bocciata dalla maggioranza perchè, era stato spiegato, "non avrebbe trovato appoggio dagli altri Comuni, i quali avrebbero potuto temere la realizzazione del termovalorizzatore nel proprio territorio". "Stanno cercando in modo ambiguo di nascondere la verità. Il Sindaco e tutta la maggioranza - incalza Berto - non hanno voluto votare contro il termovalorizzatore ad Aviano perchè vogliono mascherare la verità ai cittadini. Il loro percorso sarà un'altro: cavalcando l'onda di Napoli, propongono prima una differenziata spinta che, a distanza di tempo, dimostreranno non essere sufficiente, per arrivare, in ultima istanza, alla realizzazione del termovalorizzatore. Dove sono finiti gli ambientalisti di Rifondazione e i Cittadini per Aviano che quand'erano in opposizione e durante l'ultima campagna elettorale si dichiaravano in modo netto contrari al termovalorizzatore ad Aviano?". Secondo Berto avere un termovalorizzatore nel comune significa "rischio continuo di liberazione di diossina e polveri sottili".
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VI° ASSEMBLEA ANNUALE del CORDICOM FVG
Viene convocata la VI° ASSEMBLEA ANNUALE del CORDICOM FVG per
GIOVEDI' 28 FEBBRAIO - ORE 20.45
presso la sala polifunzionale della 6° Circoscrizione
ad UDINE, in via Santo Stefano 5
Per chi non conosce il luogo:
- via S. Stefano si trova nel quartiere "San Paolo - San Osvaldo"
- da piazzale Cella si esce verso sud ( Lignano ) , uscendo dal sotto passo della ferrovia si deve girare a destra (via Pozzuolo), subito dopo la carreggiata piega verso sinistra e appena fatta la curva, sempre a sinistra, si trova Via Napoli
- imboccata via Napoli, via Santo Stefano è la seconda strada a destra (manca la targa con il nome della via)
- fatti pochi metri, a sinistra si trova la VI° Circoscrizione.
E' previsto il seguente Ordine del Giorno:
a) Approvazione Bilancio Consuntivo 2007
e) Azioni ed interventi a sostegno attività dei vari comitati
f) Comunicazioni del Presidente
RACCOMANDO a tutti di NON PRENDERE IMPEGNI
per questa data ed essere presenti sia per assicurare il numero legale, sia per gli argomenti da trattare e per i quali sono necessarie votazioni.
Mandi e ciao
Luciano Zorzenone
GIOVEDI' 28 FEBBRAIO - ORE 20.45
presso la sala polifunzionale della 6° Circoscrizione
ad UDINE, in via Santo Stefano 5
Per chi non conosce il luogo:
- via S. Stefano si trova nel quartiere "San Paolo - San Osvaldo"
- da piazzale Cella si esce verso sud ( Lignano ) , uscendo dal sotto passo della ferrovia si deve girare a destra (via Pozzuolo), subito dopo la carreggiata piega verso sinistra e appena fatta la curva, sempre a sinistra, si trova Via Napoli
- imboccata via Napoli, via Santo Stefano è la seconda strada a destra (manca la targa con il nome della via)
- fatti pochi metri, a sinistra si trova la VI° Circoscrizione.
E' previsto il seguente Ordine del Giorno:
a) Approvazione Bilancio Consuntivo 2007
e) Azioni ed interventi a sostegno attività dei vari comitati
f) Comunicazioni del Presidente
RACCOMANDO a tutti di NON PRENDERE IMPEGNI
per questa data ed essere presenti sia per assicurare il numero legale, sia per gli argomenti da trattare e per i quali sono necessarie votazioni.
Mandi e ciao
Luciano Zorzenone
venerdì 22 febbraio 2008
Dal Gazzettino di Pordenone del 22 febbraio 2008
L'aula si svuota sui conti
Budoia - Le minoranze abbandonano l'aula consiliare e il consiglio comunale non può deliberare. È successo a Budoia nel corso dell'ultima seduta; la maggioranza non aveva il numero legale, la seduta è iniziata con la partecipazione delle minoranze, le quali dopo aver ascoltato le comunicazioni del sindaco nel corso delle quali c'è stata anche l'illustrazione del bilancio preventivo per il 2008, e aver votato l'approvazione dei verbali della seduta precedente, hanno deciso di lasciare la maggioranza a piedi. Due le assenze: il vice sindaco Pietro Ianna all'estero e un consigliere, Giacomo Del Maschio, che era uscito dalla maggioranza lo scorso ottobre. Inaspettato l'abbandono dell'aula: «Pensavamo che non ci fossero motivi da parte delle minoranze per abbandonare l'aula dice il sindaco Antonio Zambon all'ordine del giorno c'era una modifica al regolamento Ici, che porta dei miglioramenti allo stesso, e la convenzione con il Comune di Prata per il segretario comunale. A questo punto fisseremo una nuova data per il 29 febbraio». «Il nostro gesto ha voluto essere un ulteriore segnale alla maggioranza: abbiamo più volte fatto rilevare mancanza di dialogo e di condivisione delle problematiche», chiarisce il consigliere del gruppo Impegno Democratico Massimo Scussat .
Budoia - Le minoranze abbandonano l'aula consiliare e il consiglio comunale non può deliberare. È successo a Budoia nel corso dell'ultima seduta; la maggioranza non aveva il numero legale, la seduta è iniziata con la partecipazione delle minoranze, le quali dopo aver ascoltato le comunicazioni del sindaco nel corso delle quali c'è stata anche l'illustrazione del bilancio preventivo per il 2008, e aver votato l'approvazione dei verbali della seduta precedente, hanno deciso di lasciare la maggioranza a piedi. Due le assenze: il vice sindaco Pietro Ianna all'estero e un consigliere, Giacomo Del Maschio, che era uscito dalla maggioranza lo scorso ottobre. Inaspettato l'abbandono dell'aula: «Pensavamo che non ci fossero motivi da parte delle minoranze per abbandonare l'aula dice il sindaco Antonio Zambon all'ordine del giorno c'era una modifica al regolamento Ici, che porta dei miglioramenti allo stesso, e la convenzione con il Comune di Prata per il segretario comunale. A questo punto fisseremo una nuova data per il 29 febbraio». «Il nostro gesto ha voluto essere un ulteriore segnale alla maggioranza: abbiamo più volte fatto rilevare mancanza di dialogo e di condivisione delle problematiche», chiarisce il consigliere del gruppo Impegno Democratico Massimo Scussat .
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giovedì 21 febbraio 2008
Dal Messaggero Veneto del 20 febbraio 2008
Marcia indietro in provincia.
Budoia - Stop al "politichese" sulla tormentata vicenda del traffico pesante nell'asse Caneva -Santa Lucia di Budoia che da un mese infiamma la pedemontana: la Lega Nord ha chiesto un incontro ufficiale con la ditta Cps, durante l'animata assemblea pubblica del Carroccio nella sala consiliare di Budoia. "Passiamo ai fatti e chiediamo un incontro ufficiale a Caneva con la ditta Cps - hanno detto i leader del Carroccio di Aviano-Budoia e Polcenigo, con Egidio Santin che coordina il Gruppo civico per la per la riqualificazione di Polcenigo -. Presenteremo l'ipotesi alternativa al trasporto su strada degli inerti di cava, cioà la costruzione di un binario che colleghi la zona di cava al passaggio a livello di Ranzano".
Due i fronti aperti dal Carroccio. "Domani - ha anticipato Edouard Ballaman, promotore dell'iniziativa - il consiglio provinciale voterà la mozione di revoca al parere favorevole dato dall'ente alla Regione". Regione che ha acceso il verde sul traffico dei Tir sulle strade della Pedemontana con la delibera 2863 del 23 novembre scorso. Il Comitato dei Cittadini di Santa Lucia di Budoia ha raccolto 900 firme, depositate a Trieste, chiedendone la revoca e altre 160 sull'istanza di autotutela. L'amministrazione comunale di Budoia ha presentato ricorso al Tar, nei primi giorni di febbraio. La Lega cerca la terza via: il confronto con la ditta Cps, che dirige il progetto di escavazione e trasporto, per ottenere una soluzione morbida.
"Salvare il mercato del lavoro, l'occupazione e l'ambiente - è la linea del Carroccio -. Le amministrazioni comunali di Budoia e Polcenigo fanno "melina", ma serve un'azione risolutiva". Significa risolvere quello che il consulente della ditta Cps Giannino Padovan ha presentato nel forum pubblico di Budoia: 50 viaggi al giorno dei Tir, dalla cava a Santa Lucia. Moltiplicati per 235 giorni l'anno (lavorativi) e nell'arco di 20 anni (il tempo del contratto stipulato) significano 225 mila passaggi che alzano il tasso di inquinamento e mettono a rischio la sicurezza.
Budoia - Stop al "politichese" sulla tormentata vicenda del traffico pesante nell'asse Caneva -Santa Lucia di Budoia che da un mese infiamma la pedemontana: la Lega Nord ha chiesto un incontro ufficiale con la ditta Cps, durante l'animata assemblea pubblica del Carroccio nella sala consiliare di Budoia. "Passiamo ai fatti e chiediamo un incontro ufficiale a Caneva con la ditta Cps - hanno detto i leader del Carroccio di Aviano-Budoia e Polcenigo, con Egidio Santin che coordina il Gruppo civico per la per la riqualificazione di Polcenigo -. Presenteremo l'ipotesi alternativa al trasporto su strada degli inerti di cava, cioà la costruzione di un binario che colleghi la zona di cava al passaggio a livello di Ranzano".
Due i fronti aperti dal Carroccio. "Domani - ha anticipato Edouard Ballaman, promotore dell'iniziativa - il consiglio provinciale voterà la mozione di revoca al parere favorevole dato dall'ente alla Regione". Regione che ha acceso il verde sul traffico dei Tir sulle strade della Pedemontana con la delibera 2863 del 23 novembre scorso. Il Comitato dei Cittadini di Santa Lucia di Budoia ha raccolto 900 firme, depositate a Trieste, chiedendone la revoca e altre 160 sull'istanza di autotutela. L'amministrazione comunale di Budoia ha presentato ricorso al Tar, nei primi giorni di febbraio. La Lega cerca la terza via: il confronto con la ditta Cps, che dirige il progetto di escavazione e trasporto, per ottenere una soluzione morbida.
"Salvare il mercato del lavoro, l'occupazione e l'ambiente - è la linea del Carroccio -. Le amministrazioni comunali di Budoia e Polcenigo fanno "melina", ma serve un'azione risolutiva". Significa risolvere quello che il consulente della ditta Cps Giannino Padovan ha presentato nel forum pubblico di Budoia: 50 viaggi al giorno dei Tir, dalla cava a Santa Lucia. Moltiplicati per 235 giorni l'anno (lavorativi) e nell'arco di 20 anni (il tempo del contratto stipulato) significano 225 mila passaggi che alzano il tasso di inquinamento e mettono a rischio la sicurezza.
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domenica 17 febbraio 2008
Così vince la casta della "furlanidad"
E' esattamente il contrario di ciò che si millanta volere.
Ho sul mio comodino "Maa Onda", di Ida Vallerugo, superba raccolta di poesie nella parlata di Meduno. Non riesco a immadinare l'assessore regionale alla cultura Roberto Antonaz, mitico "compagno dalla A alla Z", leggere quei testi con la dovuta commozione. Non riesco ad immaginare nessuno dei politici promotori della legge sul friulano provare la dovuta insostenibile tenerezza di fronte a versi come (mi perdonerete l'assenza di circonflessi): "Rigina andina, per te/a na svuala pì in larchis clamus girs il condor...". Regina andina, per te più non vola in larghi e calmi giri il condor.
Ho imparato a fidarmi del mio fiuto. E il mio fiuto mi dice che ai promotori di questa legge non importa un bel niente del Friuli. Importa invece della sua sopravvivenza come Casta, quella con la C maiuscola. Serve a impedire che l'opposizione avvii una campagna elettorale "etnica", una chiamata alle armi basata sulla friulanità, contro un presidente triestino. Punto e basta. Che questa legge eriga nuovi steccati dopola caduta del vecchio confine di Stato, pare non importi. Ai "visitors" non importa lo sconcerto che questa genialata semina nel popolo della sinistra. Siamo di fronte ad una strana classe politica. Finge di ascoltare gli esperti e poi gli ignora. Chiede pareri al massimo livello sulla Ferriera di Trieste (impianto con diossina a livelli omicidi in una delle zone più urbanizzate del capoluogo) e poi lo secreta, fregandosene dell'allarme civile, perchè lo stabilimento continui a vomitare veleno. Imbastisce un ufficio, Agenda 21, per cercare il consenso delle scelte territoriali e poi non accetta nessun suggerimento, salvo a decidere devastanti sghiaimenti dei fiumi non consigliati da nessuno.
Col friulano non è poi tanto diverso. Qualche anno fa - governava la Destra - si chiese agli allievi e alle famiglie, scuola per scuola, se erano d'accordo sull'introduzione della lingua locale nei corsi. Il risultato del sondaggio non venne mai reso noto perchè fu deludente. Oggi si fa la stessa cosa: si chiede alla famiglie di esprimere la loro eventuale contrarietà, non il loro eventuale favore. Si sa che, nella seconda ipotesi, le adesioni sarebbero sicuramente minori, e la legge sarebbe sbugiardata al primo collaudo.
Pochi hanno coraggio di dire no. L'astuzia dell'operazione è tutta qui. Chi rema contro viene tacciato di antipatriottismo friulano e così il dibattito muore sul nascere. Ma vivaddio, come si fa a non capire che è uno specchietto per le allodole? E' così evidente: con una mano ti costruiscono cementifici, privatizzano la sanità e ti rapinano di metri cubi di ghiaia dal paesaggio, con l'altra ti consentono di lamentartene nella tua lingua. I treni continueranno a fare schifo, ma alla stazione di Udine - o Trieste, non importa - i treni potranno essere annunciati in friulano. Vuoi mettere la differenza. Un salto epocale. Come se in Campania, anzichè risolvere l'emergenza immondizie si attaccassero cartelli in napoletano (lingua altrettanto nobile, o no?) sui cassonetti o sulle discariche. Una furbata: e davvero non riesco a capire di come il giochetto non appaia chiaro. Un'operazione insincera, calata dall'alto, che serve ad alzare steccati e non a rafforzare un'identità in bilico. La vittoria del "friulese" - e della "furlanidad" propinata a palate da alcuni bardi di corte - che non ha niente a che fare con la dolce lingua di mio padre.
Dov'era la Curia quando il compianto pre Toni Beline - geniale traduttore della Bibbia in friulano - faticava a far quadrare i conti della sua parrocchia di Basagliapenta? Non c'era. Che facevano i politici nel tempo in cui Gilberto Pressacco traduceva dell'aramaico nel suo eremo di Montenars? Lo prendevano per matto. E oggi chi aiuta la "Cjase dai predis" di Luincis nella Carnia profonda, dove due preti indomiti resistono sotto il vessillo del verbo aquileiese, assieme a una comunità dimenticata dal Centro? Nessuno.
Oh si. Gli oligarchi che da sempre lasciano il territorio senza risposte ci daranno il nostro agognato friulano. Ma intanto il Friuli sparirà, travolto da viadotti, supermercati, materialismo, speculazioni edilizie, inquinamento, elettrodotti. Sparirà la montagna, ultimo forziere di risorse pulite, cui il Centro - come ovunque in Italia - porta via i fiumi, la terra, la pietra, persino il vento e poi ciò che resta degli abitanti. Alla Casta la lingua serve come sedativo per gli arrabbiati e come lifting per le operazioni di potere. Ma non c'entra niente con l'anima.
Prima che questo disgraziato paese di nome Italia cominciasse a urlare contro i romeni, gli islamici o gli albanesi, una ventina d'anni fa un signore a Belgrado - tale Slobodan Milosevic - decise che era venuto il tempo di dare al suo popolo (serbo) un pò di orgoglio nazionale. Il paese era in bancarotta, ma la serbità andava distribuita senza risparmio. Un giorno un giornale locale pubblicò una vigneta cui penso spesso, oggi in Italia. Si vede un bambino a tavola davanti al piatto vuoto. Chiede al papà: che c'è oggi per cena? Risposta: una scorpacciata di patriottismo. Sappiamo tutti come è andata a finire.
Paolo Rumiz
CHI E'.
Paolo Rumiz è nato nel 1949, giornalista di la Repubblica e de il Piccolo di Trieste, di cui è inviato speciale, segue dal '86 gli eventi dell'area balcanica. Ha vinto numerosi premi tra cui nel 1993 il premio Hemingway per i suoi servizi dalla Bosnia, nel 1994 il Max David, come migliore inviato italiano dell'anno. Rumiz ha vinto anche il premio San Vidal 2003 e il Premio Latisana per il Nord-Est 2003. Nel novembre 2001 si è recato a Islamabad e a Kabul, per documentare l'attacco Usa.
Ho sul mio comodino "Maa Onda", di Ida Vallerugo, superba raccolta di poesie nella parlata di Meduno. Non riesco a immadinare l'assessore regionale alla cultura Roberto Antonaz, mitico "compagno dalla A alla Z", leggere quei testi con la dovuta commozione. Non riesco ad immaginare nessuno dei politici promotori della legge sul friulano provare la dovuta insostenibile tenerezza di fronte a versi come (mi perdonerete l'assenza di circonflessi): "Rigina andina, per te/a na svuala pì in larchis clamus girs il condor...". Regina andina, per te più non vola in larghi e calmi giri il condor.
Ho imparato a fidarmi del mio fiuto. E il mio fiuto mi dice che ai promotori di questa legge non importa un bel niente del Friuli. Importa invece della sua sopravvivenza come Casta, quella con la C maiuscola. Serve a impedire che l'opposizione avvii una campagna elettorale "etnica", una chiamata alle armi basata sulla friulanità, contro un presidente triestino. Punto e basta. Che questa legge eriga nuovi steccati dopola caduta del vecchio confine di Stato, pare non importi. Ai "visitors" non importa lo sconcerto che questa genialata semina nel popolo della sinistra. Siamo di fronte ad una strana classe politica. Finge di ascoltare gli esperti e poi gli ignora. Chiede pareri al massimo livello sulla Ferriera di Trieste (impianto con diossina a livelli omicidi in una delle zone più urbanizzate del capoluogo) e poi lo secreta, fregandosene dell'allarme civile, perchè lo stabilimento continui a vomitare veleno. Imbastisce un ufficio, Agenda 21, per cercare il consenso delle scelte territoriali e poi non accetta nessun suggerimento, salvo a decidere devastanti sghiaimenti dei fiumi non consigliati da nessuno.
Col friulano non è poi tanto diverso. Qualche anno fa - governava la Destra - si chiese agli allievi e alle famiglie, scuola per scuola, se erano d'accordo sull'introduzione della lingua locale nei corsi. Il risultato del sondaggio non venne mai reso noto perchè fu deludente. Oggi si fa la stessa cosa: si chiede alla famiglie di esprimere la loro eventuale contrarietà, non il loro eventuale favore. Si sa che, nella seconda ipotesi, le adesioni sarebbero sicuramente minori, e la legge sarebbe sbugiardata al primo collaudo.
Pochi hanno coraggio di dire no. L'astuzia dell'operazione è tutta qui. Chi rema contro viene tacciato di antipatriottismo friulano e così il dibattito muore sul nascere. Ma vivaddio, come si fa a non capire che è uno specchietto per le allodole? E' così evidente: con una mano ti costruiscono cementifici, privatizzano la sanità e ti rapinano di metri cubi di ghiaia dal paesaggio, con l'altra ti consentono di lamentartene nella tua lingua. I treni continueranno a fare schifo, ma alla stazione di Udine - o Trieste, non importa - i treni potranno essere annunciati in friulano. Vuoi mettere la differenza. Un salto epocale. Come se in Campania, anzichè risolvere l'emergenza immondizie si attaccassero cartelli in napoletano (lingua altrettanto nobile, o no?) sui cassonetti o sulle discariche. Una furbata: e davvero non riesco a capire di come il giochetto non appaia chiaro. Un'operazione insincera, calata dall'alto, che serve ad alzare steccati e non a rafforzare un'identità in bilico. La vittoria del "friulese" - e della "furlanidad" propinata a palate da alcuni bardi di corte - che non ha niente a che fare con la dolce lingua di mio padre.
Dov'era la Curia quando il compianto pre Toni Beline - geniale traduttore della Bibbia in friulano - faticava a far quadrare i conti della sua parrocchia di Basagliapenta? Non c'era. Che facevano i politici nel tempo in cui Gilberto Pressacco traduceva dell'aramaico nel suo eremo di Montenars? Lo prendevano per matto. E oggi chi aiuta la "Cjase dai predis" di Luincis nella Carnia profonda, dove due preti indomiti resistono sotto il vessillo del verbo aquileiese, assieme a una comunità dimenticata dal Centro? Nessuno.
Oh si. Gli oligarchi che da sempre lasciano il territorio senza risposte ci daranno il nostro agognato friulano. Ma intanto il Friuli sparirà, travolto da viadotti, supermercati, materialismo, speculazioni edilizie, inquinamento, elettrodotti. Sparirà la montagna, ultimo forziere di risorse pulite, cui il Centro - come ovunque in Italia - porta via i fiumi, la terra, la pietra, persino il vento e poi ciò che resta degli abitanti. Alla Casta la lingua serve come sedativo per gli arrabbiati e come lifting per le operazioni di potere. Ma non c'entra niente con l'anima.
Prima che questo disgraziato paese di nome Italia cominciasse a urlare contro i romeni, gli islamici o gli albanesi, una ventina d'anni fa un signore a Belgrado - tale Slobodan Milosevic - decise che era venuto il tempo di dare al suo popolo (serbo) un pò di orgoglio nazionale. Il paese era in bancarotta, ma la serbità andava distribuita senza risparmio. Un giorno un giornale locale pubblicò una vigneta cui penso spesso, oggi in Italia. Si vede un bambino a tavola davanti al piatto vuoto. Chiede al papà: che c'è oggi per cena? Risposta: una scorpacciata di patriottismo. Sappiamo tutti come è andata a finire.
Paolo Rumiz
CHI E'.
Paolo Rumiz è nato nel 1949, giornalista di la Repubblica e de il Piccolo di Trieste, di cui è inviato speciale, segue dal '86 gli eventi dell'area balcanica. Ha vinto numerosi premi tra cui nel 1993 il premio Hemingway per i suoi servizi dalla Bosnia, nel 1994 il Max David, come migliore inviato italiano dell'anno. Rumiz ha vinto anche il premio San Vidal 2003 e il Premio Latisana per il Nord-Est 2003. Nel novembre 2001 si è recato a Islamabad e a Kabul, per documentare l'attacco Usa.
Cosè l'AUTOTUTELA.
Il cittadino, per contestare l’operato della pubblica amministrazione (p.a.), non dispone soltanto dei mezzi di tutela giurisdizionale, cioè del ricorso al giudice civile o amministrativo, ma può anche rivolgersi all’amministrazione dai cui provvedimenti è stato leso per chiederne la revoca o la modifica, a tutela di un proprio diritto soggettivo o di un interesse legittimo.
Inoltre, la p.a. può sempre annullare d’ufficio o revocare i propri provvedimenti che reputa viziati o comunque inopportuni.
Tale potere, però, che prende il nome di “autotutela”, si distingue dal potere di decidere sui ricorsi amministrativi proposti dai singoli. Quest’ultimo mira a far rispettare il diritto: si accerta solo se il provvedimento, lesivo dell’interesse privato, è conforme o no alla legge, senza che in questa valutazione, comunque, sia preso in considerazione l’interesse pubblico.
L’autotutela, invece, ha di mira il solo interesse della collettività e serve a garantire il miglior svolgimento dell’attività amministrativa.
Riassumendo e riferendoci al caso che ci riguarda, l’istanza di autotutela depositata in data 14 febbraio 2008, sottoscritta da 155 cittadini del comune di Budoia, ha lo scopo di:
- sollecitare il Comune di Budoia e la Regione Friuli Venezia Giulia ad applicare il principio dell’autotutela per revocare il parere favorevole espresso dal Comune per gli aspetti riguardanti la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e per revocare le delibere della Giunta regionale che, recependo il parere del Comune, esprimono il parere di VIA definitivo, giudicando compatibile con l’ambiente il progetto esaminato;
- aprire la strada per un confronto tra cittadini e istituzioni, come peraltro previsto dalla normativa internazionale, comunitaria, nazionale e regionale, per giungere a delle scelte il più possibile condivise e non “calate dall’alto”.
Ricordiamo infine che, per legge, sia il Comune che la Regione non hanno l’obbligo, ma solo la facoltà, di riesaminare gli atti oggetto dell’istanza ed eventualmente revocarli.
Riteniamo comunque che, a fronte di un’eventuale risposta negativa alle richieste formulate nell’istanza di autotutela, le amministrazioni pubbliche interessate dovranno fornire adeguate spiegazioni a tutti i cittadini che hanno espresso la volontà di essere coinvolti nelle scelte riguardanti il futuro del territorio in cui vivono.
Inoltre, la p.a. può sempre annullare d’ufficio o revocare i propri provvedimenti che reputa viziati o comunque inopportuni.
Tale potere, però, che prende il nome di “autotutela”, si distingue dal potere di decidere sui ricorsi amministrativi proposti dai singoli. Quest’ultimo mira a far rispettare il diritto: si accerta solo se il provvedimento, lesivo dell’interesse privato, è conforme o no alla legge, senza che in questa valutazione, comunque, sia preso in considerazione l’interesse pubblico.
L’autotutela, invece, ha di mira il solo interesse della collettività e serve a garantire il miglior svolgimento dell’attività amministrativa.
Riassumendo e riferendoci al caso che ci riguarda, l’istanza di autotutela depositata in data 14 febbraio 2008, sottoscritta da 155 cittadini del comune di Budoia, ha lo scopo di:
- sollecitare il Comune di Budoia e la Regione Friuli Venezia Giulia ad applicare il principio dell’autotutela per revocare il parere favorevole espresso dal Comune per gli aspetti riguardanti la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e per revocare le delibere della Giunta regionale che, recependo il parere del Comune, esprimono il parere di VIA definitivo, giudicando compatibile con l’ambiente il progetto esaminato;
- aprire la strada per un confronto tra cittadini e istituzioni, come peraltro previsto dalla normativa internazionale, comunitaria, nazionale e regionale, per giungere a delle scelte il più possibile condivise e non “calate dall’alto”.
Ricordiamo infine che, per legge, sia il Comune che la Regione non hanno l’obbligo, ma solo la facoltà, di riesaminare gli atti oggetto dell’istanza ed eventualmente revocarli.
Riteniamo comunque che, a fronte di un’eventuale risposta negativa alle richieste formulate nell’istanza di autotutela, le amministrazioni pubbliche interessate dovranno fornire adeguate spiegazioni a tutti i cittadini che hanno espresso la volontà di essere coinvolti nelle scelte riguardanti il futuro del territorio in cui vivono.
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Dal Messaggero Veneto del 16 febbraio 2008
Camion a Budoia: seconda petizione
Budoia - San Valentino a suon di petizione per il Comitato dei Cittadini di Santa Lucia di Budoia: sono 160 le firme in calce all'istanza di autotutela spedite giovedi scorso in Regione, in Comune e alla Direzione centrale ambiente e lavori pubblici di Trieste. Il primo trimestre dell'anno mette a segno due petizioni dei cittadini (la prima è stata consegnata in regione all'alba di Febbraio, con 900 firmatari) e l'obiettivo condiviso di un futuro eco-sostenibile nella Pedemonata. " Continua il nostro impegno - afferma la numero uno del comitato, Rosa Olivo - in difesa del territorio e contro l'aumento della mobilità viaria di mezzi pesanti da Caneva alla stazione di Santa Lucia. L'istanza di ricorso al TAR dell' amministrazione comunale di Budoia contro la delibera regionale che mette a rischio il nostro habitat è un atto dovuto. Il comitato non ci sta al ping-pong delle responsabilità sugli effetti della delibera regionale approvata il 23 novembre 2007. Prendiamo atto delle ragioni e dei dati trasmessi dalla ditta CPS interessata all'estrazione nella cava Val Longa di Caneva a alla spedizione degli inerti - continuano i cittadini facenti parte del Comitato -. Abbiamo espresso perplessità sulla veridicità dei dati (impatto ambientale, quantità dei mezzi pesanti in transito, rischio sicurezza e altro) nelle assemblee pubbliche. Il Comitato, che conta 60 adesioni e continue richieste di iscrizione, si riunirà a breve: verificherà nuove e più incisive inizative a tutela della salute e degli interessi della comunità".
Maturata la seconda mossa dei cittadini, il feeling con l'Agenda 21. "Discuteremo la proposta da presentare al Comune di Budoia perchè adotti le norme previste dall'Agenda 21 - indica il Comitato - in materia di trasparenza e coinvolgimentoi diretto dei singoli cittadini nella gestione del nostro territorio. Come capita in altre realtà vicine". Sempre mantenendo le distanze "da qualsiasi forma di strumentalizzazione politica". C.B.
Budoia - San Valentino a suon di petizione per il Comitato dei Cittadini di Santa Lucia di Budoia: sono 160 le firme in calce all'istanza di autotutela spedite giovedi scorso in Regione, in Comune e alla Direzione centrale ambiente e lavori pubblici di Trieste. Il primo trimestre dell'anno mette a segno due petizioni dei cittadini (la prima è stata consegnata in regione all'alba di Febbraio, con 900 firmatari) e l'obiettivo condiviso di un futuro eco-sostenibile nella Pedemonata. " Continua il nostro impegno - afferma la numero uno del comitato, Rosa Olivo - in difesa del territorio e contro l'aumento della mobilità viaria di mezzi pesanti da Caneva alla stazione di Santa Lucia. L'istanza di ricorso al TAR dell' amministrazione comunale di Budoia contro la delibera regionale che mette a rischio il nostro habitat è un atto dovuto. Il comitato non ci sta al ping-pong delle responsabilità sugli effetti della delibera regionale approvata il 23 novembre 2007. Prendiamo atto delle ragioni e dei dati trasmessi dalla ditta CPS interessata all'estrazione nella cava Val Longa di Caneva a alla spedizione degli inerti - continuano i cittadini facenti parte del Comitato -. Abbiamo espresso perplessità sulla veridicità dei dati (impatto ambientale, quantità dei mezzi pesanti in transito, rischio sicurezza e altro) nelle assemblee pubbliche. Il Comitato, che conta 60 adesioni e continue richieste di iscrizione, si riunirà a breve: verificherà nuove e più incisive inizative a tutela della salute e degli interessi della comunità".
Maturata la seconda mossa dei cittadini, il feeling con l'Agenda 21. "Discuteremo la proposta da presentare al Comune di Budoia perchè adotti le norme previste dall'Agenda 21 - indica il Comitato - in materia di trasparenza e coinvolgimentoi diretto dei singoli cittadini nella gestione del nostro territorio. Come capita in altre realtà vicine". Sempre mantenendo le distanze "da qualsiasi forma di strumentalizzazione politica". C.B.
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sabato 16 febbraio 2008
Dal Gazzettino di Pordenone del 16 Febbraio 2008
Cava, il Comitato pensa alle nuove iniziative
Budoia - È decisamente molto sentito il problema del traffico in pedemontana: a breve distanza dalla notizia della presentazione del ricorso al Tar da parte dell'amministrazione comunale budoiese, il Comitato dei cittadini di Santa Lucia di Budoia ritorna sull'argomento.
Meno politica, ma non meno grinta. «In periodo di campagna elettorale spiega il direttivo in un intervento intendiamo prendere le distanze da qualsiasi forma di strumentalizzazione politica». Il ricorso fatto dall'amministrazione comunale è stato un atto dovuto alla popolazione secondo il comitato che incalza: «Abbiamo già presentato una petizione con un migliaio di firme alla IV commissione regionale permanente, in settimana abbiamo consegnato altre 160 firme, relative all'istanza di autotutela agli organi competenti». Non si ferma qui il lavoro dei cittadini di Santa Lucia, che promettono: «Continua il percorso intrapreso in nome della cittadinanza, a tutela della stessa. Prendiamo atto delle ragioni e dei dati esposti dalla ditta proponente la nuova cava; dati che riteniamo già illustrati in precedenza e sui quali vogliamo ribadire le nostre perplessità». Non cedono dunque i cittadini, una sessantina gli aderenti al comitato, che intendono mantenere alto il livello di attenzione, proprio per non farsi sfuggire eventuali passi successivi; ma il comitato non si preoccuperà solo del traffico e già pensa di rivolgere l'attenzione ad altri aspetti della vita del Comune: «A breve consulteremo tutti i partecipanti conclude il direttivo per decidere su nuove iniziative; nella riunione si discuterà sulla richiesta da farsi al Comune di Budoia, affinchè adotti norme già adottate da altri comuni limitrofi, quali quelle di Agenda 21».
F.G.
Budoia - È decisamente molto sentito il problema del traffico in pedemontana: a breve distanza dalla notizia della presentazione del ricorso al Tar da parte dell'amministrazione comunale budoiese, il Comitato dei cittadini di Santa Lucia di Budoia ritorna sull'argomento.
Meno politica, ma non meno grinta. «In periodo di campagna elettorale spiega il direttivo in un intervento intendiamo prendere le distanze da qualsiasi forma di strumentalizzazione politica». Il ricorso fatto dall'amministrazione comunale è stato un atto dovuto alla popolazione secondo il comitato che incalza: «Abbiamo già presentato una petizione con un migliaio di firme alla IV commissione regionale permanente, in settimana abbiamo consegnato altre 160 firme, relative all'istanza di autotutela agli organi competenti». Non si ferma qui il lavoro dei cittadini di Santa Lucia, che promettono: «Continua il percorso intrapreso in nome della cittadinanza, a tutela della stessa. Prendiamo atto delle ragioni e dei dati esposti dalla ditta proponente la nuova cava; dati che riteniamo già illustrati in precedenza e sui quali vogliamo ribadire le nostre perplessità». Non cedono dunque i cittadini, una sessantina gli aderenti al comitato, che intendono mantenere alto il livello di attenzione, proprio per non farsi sfuggire eventuali passi successivi; ma il comitato non si preoccuperà solo del traffico e già pensa di rivolgere l'attenzione ad altri aspetti della vita del Comune: «A breve consulteremo tutti i partecipanti conclude il direttivo per decidere su nuove iniziative; nella riunione si discuterà sulla richiesta da farsi al Comune di Budoia, affinchè adotti norme già adottate da altri comuni limitrofi, quali quelle di Agenda 21».
F.G.
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VI° ASSEMBLEA ANNUALE del CORDICOM FVG
Viene convocata la VI° ASSEMBLEA ANNUALE del CORDICOM FVG per
GIOVEDI' 28 FEBBRAIO - ORE 20.45
presso la sala polifunzionale della 6° Circoscrizione
ad UDINE, in via Santo Stefano 5
Per chi non conosce il luogo:
- via S. Stefano si trova nel quartiere "San Paolo - San Osvaldo"
- da piazzale Cella si esce verso sud ( Lignano ) , uscendo dal sotto passo della ferrovia si deve girare a destra (via Pozzuolo), subito dopo la carreggiata piega verso sinistra e appena fatta la curva, sempre a sinistra, si trova Via Napoli
- imboccata via Napoli, via Santo Stefano è la seconda strada a destra (manca la targa con il nome della via)
- fatti pochi metri, a sinistra si trova la VI° Circoscrizione.
E' previsto il seguente Ordine del Giorno:
a) Approvazione Bilancio Consuntivo 2007
e) Azioni ed interventi a sostegno attività dei vari comitati
f) Comunicazioni del Presidente
RACCOMANDO a tutti di NON PRENDERE IMPEGNI
per questa data ed essere presenti sia per assicurare il numero legale, sia per gli argomenti da trattare e per i quali sono necessarie votazioni.
Mandi e ciao
Luciano Zorzenone
GIOVEDI' 28 FEBBRAIO - ORE 20.45
presso la sala polifunzionale della 6° Circoscrizione
ad UDINE, in via Santo Stefano 5
Per chi non conosce il luogo:
- via S. Stefano si trova nel quartiere "San Paolo - San Osvaldo"
- da piazzale Cella si esce verso sud ( Lignano ) , uscendo dal sotto passo della ferrovia si deve girare a destra (via Pozzuolo), subito dopo la carreggiata piega verso sinistra e appena fatta la curva, sempre a sinistra, si trova Via Napoli
- imboccata via Napoli, via Santo Stefano è la seconda strada a destra (manca la targa con il nome della via)
- fatti pochi metri, a sinistra si trova la VI° Circoscrizione.
E' previsto il seguente Ordine del Giorno:
a) Approvazione Bilancio Consuntivo 2007
e) Azioni ed interventi a sostegno attività dei vari comitati
f) Comunicazioni del Presidente
RACCOMANDO a tutti di NON PRENDERE IMPEGNI
per questa data ed essere presenti sia per assicurare il numero legale, sia per gli argomenti da trattare e per i quali sono necessarie votazioni.
Mandi e ciao
Luciano Zorzenone
Pan & Vin
Questa sera, sabato 16 febbraio alle ore 20.15, nel "solito" campo nei pressi della stazione di Santa Lucia, si consumerà il tradizionale Pan e Vin. La tradizione vuole che "la vecia" sia bruciata la sera dell'Epifania, ma le avverse condizioni climatiche ci hanno costretto a posticipare la tradizionale festa fino ad oggi.
Mi raccomando, non mancate!
Mi raccomando, non mancate!
venerdì 15 febbraio 2008
Dal Gazzettino di Pordenone del 15 febbraio 2008
Polcenigo - Dopo il ricorso al Tribunale amministrativo regionale del Comune di Budoia contro la delibera della Regione dello scorso novembre, e contro il mancato coinvolgimento dell'ente locale nel procedimento di autorizzazione di una nuova cava nel territorio di Caneva e sulla relativa valutazione dell'impatto ambientale, il Consiglio comunale di Polcenigo ha approvato martedì sera, all'unanimità, un ordine del giorno dello stesso tenore. «Il documento votato - spiega Fabrizio Venier, l'assessore all'Urbanistica e all'Ambiente del centro pedemontano, presentatore dell'odg - ha voluto stigmatizzare il comportamento della giunta regionale, che non ha minimamente considerato il Comune di Polcenigo. Attraverso il nostro territorio infatti dovrebbero passare i camion, comportando un considerevole aumento del traffico pesante. La strada provinciale della pedemontana è sempre stata considerata a vocazione turistica, è attraversata da siti di importanza ambientale e degni di tutela. Una scelta che comporti un maggiore passaggio di mezzi pesanti non è condivisa dall'amministrazione comunale». Nei giorni scorsi è giunta alle amministrazioni interessate una comunicazione da parte della società proprietaria della cava, la quale assicura che i viaggi al giorno sarebbero 24, e non gli oltre 100 paventati dalla Lega Nord, e che c'è la massima disponibilità, da parte sua, a valutare strade o soluzioni alternative.
L'assessore polcenighese Venier, dopo uno degli incontri sul traffico tenuti il mese scorso nel centro pedemontano, aveva sollecitato anche l'impegno dei politici regionali, affinchè prestassero maggiore attenzione alla realtà del traffico in pedemontana. E ora l'unanimità di voto nell'ordine del giorno, anche se un po' indebolita dall'assenza delle minoranze, rafforza la richiesta di Venier. Anche la Lega Nord di Polcenigo aveva chiesto la scorsa settimana ai consiglieri di minoranza di proporre un ordine del giorno.
F.G.
L'assessore polcenighese Venier, dopo uno degli incontri sul traffico tenuti il mese scorso nel centro pedemontano, aveva sollecitato anche l'impegno dei politici regionali, affinchè prestassero maggiore attenzione alla realtà del traffico in pedemontana. E ora l'unanimità di voto nell'ordine del giorno, anche se un po' indebolita dall'assenza delle minoranze, rafforza la richiesta di Venier. Anche la Lega Nord di Polcenigo aveva chiesto la scorsa settimana ai consiglieri di minoranza di proporre un ordine del giorno.
F.G.
giovedì 14 febbraio 2008
Dal Gazzettino di Pordenone del 14 febbraio 2008
Nota della CPS
Budoia - (S.S.) La nota di cinque pagine è stata inviata dalla Cps, srl proprietaria delle cave Val Longa e Lamata di Caneva, ai Comuni di Budoia, Caneva, Polcenigo e alla Provincia per fare alcune precisazioni sulla vicenda che, tra ricorsi al Tar e proteste, sta tenendo banco in paese. Una sorta di biglietto da visita con il quale la ditta racconta il suo passato, «un risultato ambientale raggiunto alla cava Lamata riscontrabile e apprezzato dagli organismi regionali per la qualità della sua risistemazione ambientale», e presenta il suo futuro che si chiama Val Longa con un progetto «iniziato dall'analisi della riduzione degli impatti ambientali e soprattutto a quelli connessi alla visibilità delle coltivazioni, alla produzione di polveri, rumori ed emissioni in atmosfera e, non per ultima, la viabilità collegata». Ed è proprio quest'ultimo punto ad aver sollevato le proteste dei residenti che temono un aumento del traffico pesante con l'apertura della nuova cava. Un timore che la Cps cerca di dissipare fornendo alcuni dati sulla base della materia prima che la cava dovrebbe fornire al cementificio di Torviscosa (progetto presentato dal Gruppo Grigolin, coproprietario della Cps): «Il fabbisogno fornito alla cementeria dalla Cps era stato quantificato in circa 10 mila quintali il giorno che avrebbero comportato un traffico giornaliero di camion lungo la direttrice Sarone-Budoia di 24 viaggi di andata e altrettanti di ritorno nell'arco di nove ore diurne, ovvero un transito ogni 22 minuti». La nota ricorda poi che l'amministrazione comunale di Budoia nel 2006, dopo aver detto no al passaggio di mezzi all'interno del paese, aveva espresso parere favorevole alla realizzazione, a spese della Cps, di un pezzo di strada che dal passaggio a livello adiacente la zona industriale, costeggiando la ferrovia raggiungesse la stazione ferroviaria. Poi, dopo le difficoltà intervenute per la realizzazione del cementificio di Torviscosa, la Cps ha chiesto alla regione di poter utilizzare la stazione di Budoia per trasportare in altri siti del Gruppo Grigolin la quantità di materiale prevista dal progetto. «La produzione inizierà non prima di tre anni», conclude la nota sottolineando che «la compatibilità ambientale non è un'autorizzazione. La nuova viabilità sarà vagliata ancora dall'amministrazione comunale».
Budoia - (S.S.) La nota di cinque pagine è stata inviata dalla Cps, srl proprietaria delle cave Val Longa e Lamata di Caneva, ai Comuni di Budoia, Caneva, Polcenigo e alla Provincia per fare alcune precisazioni sulla vicenda che, tra ricorsi al Tar e proteste, sta tenendo banco in paese. Una sorta di biglietto da visita con il quale la ditta racconta il suo passato, «un risultato ambientale raggiunto alla cava Lamata riscontrabile e apprezzato dagli organismi regionali per la qualità della sua risistemazione ambientale», e presenta il suo futuro che si chiama Val Longa con un progetto «iniziato dall'analisi della riduzione degli impatti ambientali e soprattutto a quelli connessi alla visibilità delle coltivazioni, alla produzione di polveri, rumori ed emissioni in atmosfera e, non per ultima, la viabilità collegata». Ed è proprio quest'ultimo punto ad aver sollevato le proteste dei residenti che temono un aumento del traffico pesante con l'apertura della nuova cava. Un timore che la Cps cerca di dissipare fornendo alcuni dati sulla base della materia prima che la cava dovrebbe fornire al cementificio di Torviscosa (progetto presentato dal Gruppo Grigolin, coproprietario della Cps): «Il fabbisogno fornito alla cementeria dalla Cps era stato quantificato in circa 10 mila quintali il giorno che avrebbero comportato un traffico giornaliero di camion lungo la direttrice Sarone-Budoia di 24 viaggi di andata e altrettanti di ritorno nell'arco di nove ore diurne, ovvero un transito ogni 22 minuti». La nota ricorda poi che l'amministrazione comunale di Budoia nel 2006, dopo aver detto no al passaggio di mezzi all'interno del paese, aveva espresso parere favorevole alla realizzazione, a spese della Cps, di un pezzo di strada che dal passaggio a livello adiacente la zona industriale, costeggiando la ferrovia raggiungesse la stazione ferroviaria. Poi, dopo le difficoltà intervenute per la realizzazione del cementificio di Torviscosa, la Cps ha chiesto alla regione di poter utilizzare la stazione di Budoia per trasportare in altri siti del Gruppo Grigolin la quantità di materiale prevista dal progetto. «La produzione inizierà non prima di tre anni», conclude la nota sottolineando che «la compatibilità ambientale non è un'autorizzazione. La nuova viabilità sarà vagliata ancora dall'amministrazione comunale».
mercoledì 13 febbraio 2008
Comune, un ricorso al Tar contro la cava di Caneva
Budoia - (f.g.) Ricorso al Tar. Dopo le assemblee pubbliche del mese scorso, durante le quali era stato discusso il paventato aumento di traffico pesante nel territorio comunale di Budoia e Polcenigo per l'autorizzazione a una nuova cava in comune di Caneva; dopo il fermento e la nascita di comitati di cittadini con raccolte di firme, anche da parte di partiti, il sindaco budoiese Antonio Zambon comunica di aver presentato il ricorso. Lo studio legale, interpellato dall'Amministrazione per valutare la possibilità d'inoltreare un ricorso al Tar, ha sciolto i dubbi. Entro il termine utile del 10 febbraio, così, è stata messa in discussione la delibera della giunta regionale dello scorso novembre. Il provvedimento della Regione è stato contestato in più punti, per carenza d'istruttoria ed eccesso di potere. In particolare è stato posto l'accento sul fatto che la Regione abbia assunto come parere una semplice comunicazione del Comune di Budoia sulla cava e la mancata risposta da parte di Trieste all'Ufficio tecnico. Non è stata chiesta la sospensiva, ma l'Amministrazione budoiese si è fatta carico di seguire passo passo il proseguimento dell'iter autorizzativo, per eventualmente chiedere un procedimento d'urgenza. «Come già segnalato - spiega Zambon - i dati che possiede il Comune non combaciano con quelli citati da certi comitati (si passa dai 25 camion al giorno a oltre 100,ndr). Quello che ci preoccupa è che i dati più allarmanti non sono stati smentiti da nessuno. Il Comune quindi ha inteso intraprendere un'azione di tutela, per evitare danni alla salute dei cittadini. Sappiamo che anche da parte della stessa Regione sono allo studio soluzioni alternative. Se ci saranno presentate in via ufficiale e saranno ritenute valide siamo disposti a ritirare il ricorso. Ciò che non condividiamo è la modalità della Regione di adottare provvedimenti senza coinvolgere le comunità interessate». Sullo stesso argomento si è pronunciato il Comune di Polcenigo, che dovrebbe essere interessato dal passaggio dei camion, con la discussione di un ordine del giorno.
martedì 12 febbraio 2008
S.O.S. Monte San Lorenzo
Renzo Saccon , portavoce di SOS San Lorenzo, ci chiede di promuovere un incontro che si terrà a Maniago, presso il Teatro Verdi, il giorno sabato 23 febbraio alle ore 17.
A questo incontro interverrà il noto alpinista Fausto De Stefani (secondo italiano dopo Reinhold Messner ad aver scalato tutte le 14 vette oltre gli "8000"), presidente di Mountain Wilderness.
Se siete interessati potete prendere visione del volantino informativo sulla manifestazione oppure visitiare il sito SOS Monte San Lorenzo
A questo incontro interverrà il noto alpinista Fausto De Stefani (secondo italiano dopo Reinhold Messner ad aver scalato tutte le 14 vette oltre gli "8000"), presidente di Mountain Wilderness.
Se siete interessati potete prendere visione del volantino informativo sulla manifestazione oppure visitiare il sito SOS Monte San Lorenzo
Consiglio Comunale a Polcenigo
Martedì 12 febbraio, alle ore 20.00, presso la sala delle adunanze, si terrà un Consiglio Comunale del Comune di Polcenigo.
Come si può notare dall'ordine del giorno, alcuni dei punti elencati riguardano da vicino anche il nostro Comune (mi permetto di segnalare le due interrogazioni riguardanti il Wi-FI e l'aumento del traffico pesante in Pedemontana).
Ordine del giorno:
1 - Lettura ed approvazione verbali sedute precedenti.
2 - Interrogazioni:
a) interrogazione del gruppo consiliare "Progetto Comune" relativa al guard rail in via Brigate Partigiane;
b) interrogazione del gruppo consiliare "Progetto Comune" relativa al guard rail in via Coltura;
c) interrogazione del gruppo consiliare "Progetto comune" relativa al servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani;
d) interrogazione del gruppo consiliare "Progetto Comune" relativa al ripetitore Col della Gallina;
e) interrogazione del gruppo consiliare "Progetto Comune" relativa all'installazione Bancomat ufficio Polizia unicipale;
f) interrogazione del gruppo consiliare "Progetto Comune" relativa alla rete territoriale wireless.
3 - Variante settoriale al P.R.G.C. n. 22 e trasferimento in formato dwg della cartografia-adozione.
4 - Modifica all'art. 5 del Regolamento per l'installazione ed esercizio degli impianti di radioteletrasmissione.
5 - Proposta all'ordine del giorno in merito al pesante aumento del traffico lungo la S.P. Pedemontana Occidentale.
6 - Riconoscimento debiti fuori bilancio art. 194 del t.u.e.l.
Come si può notare dall'ordine del giorno, alcuni dei punti elencati riguardano da vicino anche il nostro Comune (mi permetto di segnalare le due interrogazioni riguardanti il Wi-FI e l'aumento del traffico pesante in Pedemontana).
Ordine del giorno:
1 - Lettura ed approvazione verbali sedute precedenti.
2 - Interrogazioni:
a) interrogazione del gruppo consiliare "Progetto Comune" relativa al guard rail in via Brigate Partigiane;
b) interrogazione del gruppo consiliare "Progetto Comune" relativa al guard rail in via Coltura;
c) interrogazione del gruppo consiliare "Progetto comune" relativa al servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani;
d) interrogazione del gruppo consiliare "Progetto Comune" relativa al ripetitore Col della Gallina;
e) interrogazione del gruppo consiliare "Progetto Comune" relativa all'installazione Bancomat ufficio Polizia unicipale;
f) interrogazione del gruppo consiliare "Progetto Comune" relativa alla rete territoriale wireless.
3 - Variante settoriale al P.R.G.C. n. 22 e trasferimento in formato dwg della cartografia-adozione.
4 - Modifica all'art. 5 del Regolamento per l'installazione ed esercizio degli impianti di radioteletrasmissione.
5 - Proposta all'ordine del giorno in merito al pesante aumento del traffico lungo la S.P. Pedemontana Occidentale.
6 - Riconoscimento debiti fuori bilancio art. 194 del t.u.e.l.
venerdì 8 febbraio 2008
Dal Gazzettino di Pordenone dell'8 febbraio 2008
Lega: uniamoci contro il traffico pesante
Polcenigo - La Lega Nord di Polcenigo ritorna sul problema del traffico pesante in Pedemontana e lo fa chiedendo ai consiglieri comunali di minoranza Luigino Del Puppo e Odino Steffan di proporre un ordine del giorno per il prossimo consiglio comunale. «Vi invitiamo dicono Egidio Santin e Ivo Del Puppo, a nome del gruppo civico per la riqualificazione di Polcenigo e della sezione della Lega - a farvi parte attiva attraverso i gruppi consigliari di un apposito ordine del giorno in merito alla problematica di un eventuale aumento del traffico di automezzi pesanti sulla strada provinciale Pedemontana. Il transito riguarderebbe in modo particolare le frazioni di Range e Coltura, con specifico interesse a zone di rilievo ambientale quali le località della Santissima e del Gorgazzo. In particolare spiegano Del Puppo e Santin - chiediamo che il Consiglio comunale possa deliberare sulla richiesta alla Regione in merito alla modifica delle delibere 1089/2006 e 2863/2007, per quanto attiene alla parte relativa al percorso individuato in relazione al trasporto di materiale della cava Val Longa in comune di Caneva. Crediamo che la strada da perseguire sia quella di trovare una soluzione concordata tra amministratori comunali e regionali, parti economiche interessate (ditta Cps), forze sociali e comitati civici».
La richiesta di Lega e comitato va nella direzione di avere a breve una delibera di Consiglio comunale: «Su una questione che avevamo già sollevato in pubblica assemblea del 16 luglio 2007 a San Giovanni. Era presente anche l'assessore alla viabilità del comune e dal quale non erano state fornite precise rassicurazioni. La richiesta viene formulata anche in virtù delle numerose firme raccolte dal Comitato di Santa Lucia di Budoia e altri, presentate alla regione Friuli Venezia Giulia il primo febbraio scorso». Nel consiglio comunale di martedì prossimo sarà discusso un ordine del giorno sull'argomento, presentato dall'assessore all'ambiente Fabrizio Venier.
F.G.
Polcenigo - La Lega Nord di Polcenigo ritorna sul problema del traffico pesante in Pedemontana e lo fa chiedendo ai consiglieri comunali di minoranza Luigino Del Puppo e Odino Steffan di proporre un ordine del giorno per il prossimo consiglio comunale. «Vi invitiamo dicono Egidio Santin e Ivo Del Puppo, a nome del gruppo civico per la riqualificazione di Polcenigo e della sezione della Lega - a farvi parte attiva attraverso i gruppi consigliari di un apposito ordine del giorno in merito alla problematica di un eventuale aumento del traffico di automezzi pesanti sulla strada provinciale Pedemontana. Il transito riguarderebbe in modo particolare le frazioni di Range e Coltura, con specifico interesse a zone di rilievo ambientale quali le località della Santissima e del Gorgazzo. In particolare spiegano Del Puppo e Santin - chiediamo che il Consiglio comunale possa deliberare sulla richiesta alla Regione in merito alla modifica delle delibere 1089/2006 e 2863/2007, per quanto attiene alla parte relativa al percorso individuato in relazione al trasporto di materiale della cava Val Longa in comune di Caneva. Crediamo che la strada da perseguire sia quella di trovare una soluzione concordata tra amministratori comunali e regionali, parti economiche interessate (ditta Cps), forze sociali e comitati civici».
La richiesta di Lega e comitato va nella direzione di avere a breve una delibera di Consiglio comunale: «Su una questione che avevamo già sollevato in pubblica assemblea del 16 luglio 2007 a San Giovanni. Era presente anche l'assessore alla viabilità del comune e dal quale non erano state fornite precise rassicurazioni. La richiesta viene formulata anche in virtù delle numerose firme raccolte dal Comitato di Santa Lucia di Budoia e altri, presentate alla regione Friuli Venezia Giulia il primo febbraio scorso». Nel consiglio comunale di martedì prossimo sarà discusso un ordine del giorno sull'argomento, presentato dall'assessore all'ambiente Fabrizio Venier.
F.G.
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Dal Gazzettino nazionale del 1 febbraio 2008
L'emergenza rifiuti in Campania, ...
L'emergenza rifiuti in Campania, che si fa ogni giorno più esplosiva, è una metafora del modello di sviluppo occidentale e del suo possibile, anzi probabile, destino. In genere si addebita la responsabilità di tale emergenza agli amministratori locali, ai governi nazionali, di sinistra o di destra, ai vari commissari straordinari, agli interessi della camorra e allo stesso popolo partenopeo poco incline, per storica indole, all'ordine. E queste responsabilità, naturalmente ci sono. Ma il nocciolo della questione non è affatto qui.
Napoli e la Campania non sono che la punta più evidente e più visibile di un gigantesco iceberg mondiale. Il fatto è che il modello di sviluppo occidentale, nel quale oggi rientrano anche la Russia, la Cina, l'India e tutti i Paesi cosiddetti terzomondisti dov'è penetrata la nostra economia, produce troppo. Tot di produzione vuol dire un altrettale tot di rifiuti. E poichè, come diceva Democrito già nel IV secolo a.C., "in natura nulla si crea e nulla si distrugge" il rifiuto lo si può spostare, lo si può nascondere, come fan i cani nascondendo la loro cacca sotto il tappeto, ma non lo si può eliminare. Un caso classico di occultamento canino sono i termovalorizzatori. Il termovalorizzatore riduce solo apparentemente i rifiuti, in realtà semplicemente li comprime. Come sempre avviene con la tecnologia. La tecnologia comprime in tempi e spazi ridottissimi ciò che la natura elabora in tempi lenti e in spazi ampi. Ma l'energia così compressa rimbalza, prima o poi, come una molla e con la stessa forza che l'ha compressa. Il termovalorizzatore in realtà è un produttore di un concentrato di veleni (la diossina) che rimangono in circolazione per un tempo pressochè eterno, almeno in termini umani. Abbiamo reso la cacca meno visibile, ma non meno insidiosa.
É anche per questo che altre regioni italiane sembrano meno compromesse della Campania. Alcune di queste poi mandano i loro rifiuti in Germania, pagando il servizio a peso d'oro. E cosa fanno i bravi tedeschi? Fanno quello che farebbero i napoletani se solo potessero: scaricano i rifiuti più tossici altrove, sulle coste del Benin e di altri Paesi, troppo poveri e troppo deboli per opporsi al proprio genocidio. Ma prima o poi anche le coste del Benin diverranno sature. E allora tutto il pianeta sarà nelle condizioni in cui sono oggi Napoli e la Campania.
La soluzione sembrerebbe ovvia: produrre di meno. Ma non si può. Questo modello è basato sulle crescite esponenziali. Il che vuol dire che non solo, dio guardi, non può tornare indietro, non solo non può fermarsi, non solo non può rallentare, ma non può nemmeno mantenere, per quanto già vertiginosa, l'attuale velocità ma deve, per sua ineludibile coerenza interna, continuamente aumentarla, altrimenti implode su se stesso. E nessun Paese, preso singolarmente, può sottrarsi a questa folle corsa produttiva, perchè retrocederebbe a livelli considerati intollerabili. Ci vorrebbe una «moratoria mondiale della produzione». Ma chi mai oserebbe nemmeno pensarla? E se mai qualcuno ci pensasse sarebbe sommerso dai frizzi, dai lazzi, dagli insulti, dagli sputi proprio di coloro che lamentano i tumori, le leucemie, le malattie cardiovascolari, quelle respiratorie provocate dall'inquinamento, ma che, in una tragica fagia autodistruttiva, non sognano che di ingurgitare sempre nuovi prodotti, e si considerano poveri se non li hanno, confondendo i bisogni con i desideri che son cosa diversa. Moriremo non perchè poveri, ma perchè troppo ricchi.
Come nella «Grande abbuffata» di Marco Ferreri moriremo soffocati dalla nostra stessa merda. Moriremo come meritiamo. Come merita chi ha dimenticato ogni senso del limite e di sè e lo stesso istinto di sopravvivenza. Amen.
www.massimofini.it
L'emergenza rifiuti in Campania, che si fa ogni giorno più esplosiva, è una metafora del modello di sviluppo occidentale e del suo possibile, anzi probabile, destino. In genere si addebita la responsabilità di tale emergenza agli amministratori locali, ai governi nazionali, di sinistra o di destra, ai vari commissari straordinari, agli interessi della camorra e allo stesso popolo partenopeo poco incline, per storica indole, all'ordine. E queste responsabilità, naturalmente ci sono. Ma il nocciolo della questione non è affatto qui.
Napoli e la Campania non sono che la punta più evidente e più visibile di un gigantesco iceberg mondiale. Il fatto è che il modello di sviluppo occidentale, nel quale oggi rientrano anche la Russia, la Cina, l'India e tutti i Paesi cosiddetti terzomondisti dov'è penetrata la nostra economia, produce troppo. Tot di produzione vuol dire un altrettale tot di rifiuti. E poichè, come diceva Democrito già nel IV secolo a.C., "in natura nulla si crea e nulla si distrugge" il rifiuto lo si può spostare, lo si può nascondere, come fan i cani nascondendo la loro cacca sotto il tappeto, ma non lo si può eliminare. Un caso classico di occultamento canino sono i termovalorizzatori. Il termovalorizzatore riduce solo apparentemente i rifiuti, in realtà semplicemente li comprime. Come sempre avviene con la tecnologia. La tecnologia comprime in tempi e spazi ridottissimi ciò che la natura elabora in tempi lenti e in spazi ampi. Ma l'energia così compressa rimbalza, prima o poi, come una molla e con la stessa forza che l'ha compressa. Il termovalorizzatore in realtà è un produttore di un concentrato di veleni (la diossina) che rimangono in circolazione per un tempo pressochè eterno, almeno in termini umani. Abbiamo reso la cacca meno visibile, ma non meno insidiosa.
É anche per questo che altre regioni italiane sembrano meno compromesse della Campania. Alcune di queste poi mandano i loro rifiuti in Germania, pagando il servizio a peso d'oro. E cosa fanno i bravi tedeschi? Fanno quello che farebbero i napoletani se solo potessero: scaricano i rifiuti più tossici altrove, sulle coste del Benin e di altri Paesi, troppo poveri e troppo deboli per opporsi al proprio genocidio. Ma prima o poi anche le coste del Benin diverranno sature. E allora tutto il pianeta sarà nelle condizioni in cui sono oggi Napoli e la Campania.
La soluzione sembrerebbe ovvia: produrre di meno. Ma non si può. Questo modello è basato sulle crescite esponenziali. Il che vuol dire che non solo, dio guardi, non può tornare indietro, non solo non può fermarsi, non solo non può rallentare, ma non può nemmeno mantenere, per quanto già vertiginosa, l'attuale velocità ma deve, per sua ineludibile coerenza interna, continuamente aumentarla, altrimenti implode su se stesso. E nessun Paese, preso singolarmente, può sottrarsi a questa folle corsa produttiva, perchè retrocederebbe a livelli considerati intollerabili. Ci vorrebbe una «moratoria mondiale della produzione». Ma chi mai oserebbe nemmeno pensarla? E se mai qualcuno ci pensasse sarebbe sommerso dai frizzi, dai lazzi, dagli insulti, dagli sputi proprio di coloro che lamentano i tumori, le leucemie, le malattie cardiovascolari, quelle respiratorie provocate dall'inquinamento, ma che, in una tragica fagia autodistruttiva, non sognano che di ingurgitare sempre nuovi prodotti, e si considerano poveri se non li hanno, confondendo i bisogni con i desideri che son cosa diversa. Moriremo non perchè poveri, ma perchè troppo ricchi.
Come nella «Grande abbuffata» di Marco Ferreri moriremo soffocati dalla nostra stessa merda. Moriremo come meritiamo. Come merita chi ha dimenticato ogni senso del limite e di sè e lo stesso istinto di sopravvivenza. Amen.
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giovedì 7 febbraio 2008
Utile discussione
Allo scopo di dare maggiore enfasi a dei commenti che riteniamo molto interessanti, li promuoviamo a rango di Post.
rinnovamento ha detto...
Visto che è iniziata l'operazione di sbarramento e minimizzazione del problema camion in pedemontana (ed alla stazione di Santa Lucia) vediamo di dare un ulteriore chiarimento numerico.Il premesso di escavazione è di 10.000 q/li/giorno che, per un carico medio di 250 q/li per camion, fanno 40 camion in andata, quindi 80 viaggi al giorno. Questo è vero ipotizzando 5 giorni lavorativi, ma non ci sta scritto da nessuna parte che devono essere contestuali all'escavazione ! Importante è non aprire il cancello, perchè una volta accettato il transito e le sue conseguenze, nessuno impedirà a qualcuno di aumentare la quota giornaliera di escavazione o peggio, di aggiungere dell'altro (vedasi coltivazione Cava Caprioli). Saluti a tutti.
4 febbraio 2008 16.02
Anonimo ha detto...
Concordo con Rinnovamento. in questo momento la attenzione dei cittadini deve essere massima; siamo in una fase in cui forse si puo' ancora fare qualche cosa per cercare una soluzione. Una volta aperte le porte sara' difficile per noi cittadini controllare la situazione e non potremo certo impedire l'utilizzo dello scalo e del percorso ad altre realta' economiche del settore. Alla luce delle proposte tecniche che l'impato di val. ambientale ha offerto per la Pedemontana e Santa Lucia credo ci sarà un peggioramento nella qualità della vita.Noto comunque un calo di tensione da parte del Vs. Comitato, non vi vedo piu' nei giornali. Pausa tattica in attesa degli eventi politici annunciati?Per tornare all'articolo del Gazzettino, mi aspettavo una risposta del Sig. Assessore nei giornali. a quasta sera non ho visto nulla. Qualcuno sa qualche cosa?prego voler pubblicare. grazie
6 febbraio 2008 0.18
Anonimo ha detto...
Scusate se intervengo di nuovo, ma a seguito di attenta lettura dell'art. del Gazzettino ho una strana impressione. Si parla di VIA per Budoia, piano regolatore per viab. alternativa; si integra con la delibera del Consiglio Comunale, che dice no al passaggio dei camion? o stiamo già svicolando? O, spiegatemi, sono strumenti da opporre? Gradirei le opinioni di altri bloggers. Attenzione poi, perche' la vostra "piece de resistance" deve essere Santa Lucia. Una volta che Budoia dota la stazione di protezioni ambientali ed accontenta le case la attorno, la Pedemontana è comunque ko. Non vedo tra i due Comuni e tra i cittadini dei medesimi paesi una unione di intenti, un movimento di opinione compatto, che porti i Vs. amministratori ad una azione comune. sarebbe deleterio che Polcenigo andasse da una parte (soluzione alternativa) e Budoia da un altra. (si allo scalo con protezioni ambientali adeguate).prego pubblicare
6 febbraio 2008 0.41
ramon ha detto...
Non si può fare un distinguo fra i problemi delle singole frazioni o paesi senza tener conto che la viabilità verrà compromessa dal punto di vista ambientale e logistico lungo tutto il percorso pedemontano. Ovvio che i comitati dovranno agire per conto proprio anche se alcune strategie future potrebbero essere concordate. In quanto allo scalo merci di S.ta lucia non lo si ritiene idoneo allo scopo essendo molto vicino a residenze che non avrebbero mai dovuto essere edificate, sopratutto dopo che gli enti sono stati messi a conoscenza di un progetto che ritengo molto importante. Vi è una zona industriale che potrebbe sopperire a ciò e le zone industriali sono state create appositamente per risolvere i problemmi legati alla produzione. Detto questo al di là del fatto che il tragitto prospettato potrebbe essere facilmente modificato senza danneggiare in modo così impattante l'ambiente e risolvendo problemi di viabilità anche di fiaschetti, qualsiasi protezione non sarebbe di certo adeguata a rispettare le norme viigenti d'inquinamento acustico e ambientale, polveri e polveri sottili dato che anche le locomotive non sono elettrificate almeno per ora.C'è il pericolo poi che in un futuro tale scalo possa essere usato per ulteriori scopi che allo stato attuale è difficile prevedere.Vi sono abitazioni ad appena 60 150 mt e lo scalo non è detto che in un futuro possa divenire centro intermodale per la zona industriale budoiese e forse anche di altre realtà. Sarebbe interessante quindi rivedere il progetto con una maggiore lungimiranza e progettazionein modo di non danneggiare cittadini già possessori di beni al 50% dato che il resto fa parte del debito pubblico.
rinnovamento ha detto...
Visto che è iniziata l'operazione di sbarramento e minimizzazione del problema camion in pedemontana (ed alla stazione di Santa Lucia) vediamo di dare un ulteriore chiarimento numerico.Il premesso di escavazione è di 10.000 q/li/giorno che, per un carico medio di 250 q/li per camion, fanno 40 camion in andata, quindi 80 viaggi al giorno. Questo è vero ipotizzando 5 giorni lavorativi, ma non ci sta scritto da nessuna parte che devono essere contestuali all'escavazione ! Importante è non aprire il cancello, perchè una volta accettato il transito e le sue conseguenze, nessuno impedirà a qualcuno di aumentare la quota giornaliera di escavazione o peggio, di aggiungere dell'altro (vedasi coltivazione Cava Caprioli). Saluti a tutti.
4 febbraio 2008 16.02
Anonimo ha detto...
Concordo con Rinnovamento. in questo momento la attenzione dei cittadini deve essere massima; siamo in una fase in cui forse si puo' ancora fare qualche cosa per cercare una soluzione. Una volta aperte le porte sara' difficile per noi cittadini controllare la situazione e non potremo certo impedire l'utilizzo dello scalo e del percorso ad altre realta' economiche del settore. Alla luce delle proposte tecniche che l'impato di val. ambientale ha offerto per la Pedemontana e Santa Lucia credo ci sarà un peggioramento nella qualità della vita.Noto comunque un calo di tensione da parte del Vs. Comitato, non vi vedo piu' nei giornali. Pausa tattica in attesa degli eventi politici annunciati?Per tornare all'articolo del Gazzettino, mi aspettavo una risposta del Sig. Assessore nei giornali. a quasta sera non ho visto nulla. Qualcuno sa qualche cosa?prego voler pubblicare. grazie
6 febbraio 2008 0.18
Anonimo ha detto...
Scusate se intervengo di nuovo, ma a seguito di attenta lettura dell'art. del Gazzettino ho una strana impressione. Si parla di VIA per Budoia, piano regolatore per viab. alternativa; si integra con la delibera del Consiglio Comunale, che dice no al passaggio dei camion? o stiamo già svicolando? O, spiegatemi, sono strumenti da opporre? Gradirei le opinioni di altri bloggers. Attenzione poi, perche' la vostra "piece de resistance" deve essere Santa Lucia. Una volta che Budoia dota la stazione di protezioni ambientali ed accontenta le case la attorno, la Pedemontana è comunque ko. Non vedo tra i due Comuni e tra i cittadini dei medesimi paesi una unione di intenti, un movimento di opinione compatto, che porti i Vs. amministratori ad una azione comune. sarebbe deleterio che Polcenigo andasse da una parte (soluzione alternativa) e Budoia da un altra. (si allo scalo con protezioni ambientali adeguate).prego pubblicare
6 febbraio 2008 0.41
ramon ha detto...
Non si può fare un distinguo fra i problemi delle singole frazioni o paesi senza tener conto che la viabilità verrà compromessa dal punto di vista ambientale e logistico lungo tutto il percorso pedemontano. Ovvio che i comitati dovranno agire per conto proprio anche se alcune strategie future potrebbero essere concordate. In quanto allo scalo merci di S.ta lucia non lo si ritiene idoneo allo scopo essendo molto vicino a residenze che non avrebbero mai dovuto essere edificate, sopratutto dopo che gli enti sono stati messi a conoscenza di un progetto che ritengo molto importante. Vi è una zona industriale che potrebbe sopperire a ciò e le zone industriali sono state create appositamente per risolvere i problemmi legati alla produzione. Detto questo al di là del fatto che il tragitto prospettato potrebbe essere facilmente modificato senza danneggiare in modo così impattante l'ambiente e risolvendo problemi di viabilità anche di fiaschetti, qualsiasi protezione non sarebbe di certo adeguata a rispettare le norme viigenti d'inquinamento acustico e ambientale, polveri e polveri sottili dato che anche le locomotive non sono elettrificate almeno per ora.C'è il pericolo poi che in un futuro tale scalo possa essere usato per ulteriori scopi che allo stato attuale è difficile prevedere.Vi sono abitazioni ad appena 60 150 mt e lo scalo non è detto che in un futuro possa divenire centro intermodale per la zona industriale budoiese e forse anche di altre realtà. Sarebbe interessante quindi rivedere il progetto con una maggiore lungimiranza e progettazionein modo di non danneggiare cittadini già possessori di beni al 50% dato che il resto fa parte del debito pubblico.
Dal Messaggero Veneto del 6 febbraio 2008
Un camion ogni sei minuti. Insostenibile!
Budoia. Il Comitato dei Cittadini di Santa Lucia di Budoia non molla e finisce in rete. Lancia l'SOS sulla difesa ambientale nella tivù "PNBox".
Consegnata la petizione con 900 firme al presidente del consiglio regionale Alessandro Tesini contro il passaggio dei tir con materiale di cava sull'asse viario Caneva-Santa Lucia, ora i residenti fanno pressing su Internet. "Il nostro impegno per modificare il percorso e la destinazione dei mezzi pesanti, approvato dalla regione con delibera 2863 il 23 novembre 2007, incassa altri consensi - rileva Mario Fucile assieme ai promotori del Comitato - Riceviamo adesioni e sostegno no stop per siglare il documento di autotutela, e si allunga anche la lista degli iscritti al nostro gruppo".
L'80% delle 900 firme consegnate a Trieste è stato raccolto in tempo record tra i residenti di Budoia e Polcenigo. Un altro centinaio dal gruppo del Carroccio locale, circa 50 dagli amici di Grillo e altrettante dagli amministratori di Polcenigo. E, inoltre, atteso per 10 febbraio il parere del legale consultato dal Comune di Budoia e dal sindaco Antonio Zambon per decidere sul discorso al TAR avverso alla delibera regionale.
Le forze politiche e civiche sono d'accordo al no secco sul passaggio degli automezzi pesanti dalla Cava Val Longa alla ferrovia di Santa Lucia trasformata in scalo intermodale "Non è il numero dei camion che ci spaventa - hanno detto alcuni residenti - quanto, piuttosto, il numero dei loro viaggi. Un passaggio ogni 6 minuti è insostenibile sia per la salute sia per l'ambiente. L'attenzione è soprattutto rivolta alla qualità della vita che si teme possa, con il passare del tempo e del traffico, degradare". Chiara Benotti.
Budoia. Il Comitato dei Cittadini di Santa Lucia di Budoia non molla e finisce in rete. Lancia l'SOS sulla difesa ambientale nella tivù "PNBox".
Consegnata la petizione con 900 firme al presidente del consiglio regionale Alessandro Tesini contro il passaggio dei tir con materiale di cava sull'asse viario Caneva-Santa Lucia, ora i residenti fanno pressing su Internet. "Il nostro impegno per modificare il percorso e la destinazione dei mezzi pesanti, approvato dalla regione con delibera 2863 il 23 novembre 2007, incassa altri consensi - rileva Mario Fucile assieme ai promotori del Comitato - Riceviamo adesioni e sostegno no stop per siglare il documento di autotutela, e si allunga anche la lista degli iscritti al nostro gruppo".
L'80% delle 900 firme consegnate a Trieste è stato raccolto in tempo record tra i residenti di Budoia e Polcenigo. Un altro centinaio dal gruppo del Carroccio locale, circa 50 dagli amici di Grillo e altrettante dagli amministratori di Polcenigo. E, inoltre, atteso per 10 febbraio il parere del legale consultato dal Comune di Budoia e dal sindaco Antonio Zambon per decidere sul discorso al TAR avverso alla delibera regionale.
Le forze politiche e civiche sono d'accordo al no secco sul passaggio degli automezzi pesanti dalla Cava Val Longa alla ferrovia di Santa Lucia trasformata in scalo intermodale "Non è il numero dei camion che ci spaventa - hanno detto alcuni residenti - quanto, piuttosto, il numero dei loro viaggi. Un passaggio ogni 6 minuti è insostenibile sia per la salute sia per l'ambiente. L'attenzione è soprattutto rivolta alla qualità della vita che si teme possa, con il passare del tempo e del traffico, degradare". Chiara Benotti.
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domenica 3 febbraio 2008
Dal Gazzettino di Pordenone del 3 febbraio 2008
Lite in giunta, il sindaco zittisce Fregona
Budoia - Non è piaciuta al sindaco di Budoia Antonio Zambon l'uscita pubblica del suo assessore Davide Fregona, con la quale lo stesso chiedeva al sindaco la convocazione di un consiglio comunale, per chiarire i passi dell'amministrazione relativamente a quanto sta facendo per tutelare i cittadini contro il paventato aumento di traffico pesante in pedemontana: «L'assessore è informato su quanto sta avvenendo - dice Zambon - perché ne abbiamo discusso in giunta, ora siamo in una fase istruttoria, nella quale gli avvocati stanno valutando la documentazione in nostro possesso e solo attorno al 10 febbraio, data ultima per la presentazione del ricorso, saremo in grado di sapere se il ricorso al Tar ci sarà o no».
Il sindaco, che garantisce il suo interesse alla tutela dei cittadini del centro pedemontano, spiega come dai documenti progettuali in suo possesso non ci sia il timore di un passaggio consistente di mezzi (non i 200 camion al giorno che cita Lega Nord, ma solo una ventina) e che in ogni caso la delibera della giunta regionale non autorizza al passaggio immediato dei camion: «Ci sono una serie di tutele nei confronti dei cittadini che devono ancora essere messe in campo, come una valutazione di impatto ambientale su Budoia, che fino ad ora non è mai stata fatta, un'eventuale variante al piano urbanistico, per poter realizzare una viabilità alternativa per raggiungere la stazione di Santa Lucia, insomma ci sarà tempo per discutere ancora a lungo del problema».Se un'informazione al pubblico ci sarà dunque, il sindaco conta di farla più avanti, quando il panorama sarà più chiaro anche alla stessa giunta: «Se l'assessore vuole fare assemblee pubbliche - conclude il sindaco attaccando Davide Fregona - le faccia sugli argomenti dei suoi referati: ambiente, rifiuti e sanità, temi sui quali più volte sono stati sollecitati incontri anche dai cittadini».FG
Budoia - Non è piaciuta al sindaco di Budoia Antonio Zambon l'uscita pubblica del suo assessore Davide Fregona, con la quale lo stesso chiedeva al sindaco la convocazione di un consiglio comunale, per chiarire i passi dell'amministrazione relativamente a quanto sta facendo per tutelare i cittadini contro il paventato aumento di traffico pesante in pedemontana: «L'assessore è informato su quanto sta avvenendo - dice Zambon - perché ne abbiamo discusso in giunta, ora siamo in una fase istruttoria, nella quale gli avvocati stanno valutando la documentazione in nostro possesso e solo attorno al 10 febbraio, data ultima per la presentazione del ricorso, saremo in grado di sapere se il ricorso al Tar ci sarà o no».
Il sindaco, che garantisce il suo interesse alla tutela dei cittadini del centro pedemontano, spiega come dai documenti progettuali in suo possesso non ci sia il timore di un passaggio consistente di mezzi (non i 200 camion al giorno che cita Lega Nord, ma solo una ventina) e che in ogni caso la delibera della giunta regionale non autorizza al passaggio immediato dei camion: «Ci sono una serie di tutele nei confronti dei cittadini che devono ancora essere messe in campo, come una valutazione di impatto ambientale su Budoia, che fino ad ora non è mai stata fatta, un'eventuale variante al piano urbanistico, per poter realizzare una viabilità alternativa per raggiungere la stazione di Santa Lucia, insomma ci sarà tempo per discutere ancora a lungo del problema».Se un'informazione al pubblico ci sarà dunque, il sindaco conta di farla più avanti, quando il panorama sarà più chiaro anche alla stessa giunta: «Se l'assessore vuole fare assemblee pubbliche - conclude il sindaco attaccando Davide Fregona - le faccia sugli argomenti dei suoi referati: ambiente, rifiuti e sanità, temi sui quali più volte sono stati sollecitati incontri anche dai cittadini».FG
sabato 2 febbraio 2008
Petizione presentata in Regione
Venerdi’ 1 Febbraio 2008 alle ore 13.30, sono state consegnate in Regione, nelle mani del Presidente del Consiglio Regionale Alessandro Tesini, le 900 firme che il Comitato ha raccolto in poco piu’ di 10 giorni.
Dopo le formalità di rito, con la presenza del Consigliere Regionale dei Verdi A. Metz, il tema e le preoccupazioni dei firmatari della petizione, veniva esposto nei punti piu’ salienti.
Il Presidente, dopo alcuni chiarimenti ha assicurato che al piu’ presto sarà attivata la Commissione Consiliare competente per affrontare in una audizione presso il Consiglio Regionale, presenti tutte le parti interessate, un momento di confronto trasparente per eventuali modifiche al percorso.
Sono a questo punto due le opzioni che si sono attivate, considerato che anche il Sindaco di Budoia ha deciso di dare mandato per vedere se esistono i presupposti per un ricorso al TAR.
Ricordiamo che il termine per la presentazione del ricorso scade il 10 Febbraio 2008. Chiederemo al Sindaco, lo stato di fattibilità, e se positivo, lo stato di avanzamento del ricorso, e Vi terremo aggiornati.
Speriamo che alle parole seguano i fatti.
Ringraziamo tutti i cittadini ed i commercianti di Budoia e Polcenigo che hanno sottoscritto la petizione, senza dimenticare gli amici degli altri Comuni che ci hanno dato una mano, permettendoci di mandare un forte segnale alle ns. Autorità Regionali. Attivare punti di raccolta nei due Comuni, ottenere 900 firme, fa capire quanto sensibilità esiste attorno al problema dell’ ambiente in Pedemontana, e soprattutto fa emergere la volontà dei cittadini di essere parte attiva in processi decisionali così importanti.
Dopo le formalità di rito, con la presenza del Consigliere Regionale dei Verdi A. Metz, il tema e le preoccupazioni dei firmatari della petizione, veniva esposto nei punti piu’ salienti.
Il Presidente, dopo alcuni chiarimenti ha assicurato che al piu’ presto sarà attivata la Commissione Consiliare competente per affrontare in una audizione presso il Consiglio Regionale, presenti tutte le parti interessate, un momento di confronto trasparente per eventuali modifiche al percorso.
Sono a questo punto due le opzioni che si sono attivate, considerato che anche il Sindaco di Budoia ha deciso di dare mandato per vedere se esistono i presupposti per un ricorso al TAR.
Ricordiamo che il termine per la presentazione del ricorso scade il 10 Febbraio 2008. Chiederemo al Sindaco, lo stato di fattibilità, e se positivo, lo stato di avanzamento del ricorso, e Vi terremo aggiornati.
Speriamo che alle parole seguano i fatti.
Ringraziamo tutti i cittadini ed i commercianti di Budoia e Polcenigo che hanno sottoscritto la petizione, senza dimenticare gli amici degli altri Comuni che ci hanno dato una mano, permettendoci di mandare un forte segnale alle ns. Autorità Regionali. Attivare punti di raccolta nei due Comuni, ottenere 900 firme, fa capire quanto sensibilità esiste attorno al problema dell’ ambiente in Pedemontana, e soprattutto fa emergere la volontà dei cittadini di essere parte attiva in processi decisionali così importanti.
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Un dovuto chiarimento
Dato il continuo rincorrersi di voci tendenti a screditare l’azione del Comitato, intendiamo con questo post fare chiarezza su alcuni punti fondamentali del ns. agire, ad evitare ogni fraintendimento e speculazione.
CAVA VAL LONGA
Il Comitato non si è mai espresso a sfavore della sua apertura. La sua azione non intende bloccarne l'apertura ne impedire i vantaggi economici derivanti.
TRAFICO AUTOMEZZI PESANTI
I numeri che emergono sui mezzi coinvolti non sono univoci, si va da 30 mezzi per 2 viaggi/gg, a 46 viaggi totali, a interrogazioni in Consiglio Provinciale, in cui si riportano dati, secondo i quali potrebbero circolare quotidianamente tra la cava Val Longa di Sarone e la Stazione di Budoia circa 180 camion, in due viaggi di andata e ritorno. (Gazzettino di Pordenone del 13 Gennaio 2008). Il Comitato ed i cittadini in generale, gradirebbero una risposta univoca su questo problema da parte degli enti interessati, essendo l'impatto sul territorio di queste due grandezze ben differente a seconda che si consideri l'una o l'altra.
STAZIONE DI SANTA LUCIA
Il Comitato ha sottolineato come nel VIA n° del 2005 lo scalo medesimo non fosse stato incluso. La Frazione di Santa Lucia si pone quindi domande legittime su quello che sarà l'impatto di tale
attività sia a livello ambientale (polvere-rumore) che a livello socio/economico. Ad es., come sarà caricato il materiale? Si costruirà un impianto al chiuso? Quali sono gli orari di circolazione dei camion? Etc...etc...Attendiamo risposte.
OBIETTIVI
Ricercare un percorso alternativo, meno impattante dal punto di vista ambientale e dal punto di vista economico.
Tanto dovevamo.
CAVA VAL LONGA
Il Comitato non si è mai espresso a sfavore della sua apertura. La sua azione non intende bloccarne l'apertura ne impedire i vantaggi economici derivanti.
TRAFICO AUTOMEZZI PESANTI
I numeri che emergono sui mezzi coinvolti non sono univoci, si va da 30 mezzi per 2 viaggi/gg, a 46 viaggi totali, a interrogazioni in Consiglio Provinciale, in cui si riportano dati, secondo i quali potrebbero circolare quotidianamente tra la cava Val Longa di Sarone e la Stazione di Budoia circa 180 camion, in due viaggi di andata e ritorno. (Gazzettino di Pordenone del 13 Gennaio 2008). Il Comitato ed i cittadini in generale, gradirebbero una risposta univoca su questo problema da parte degli enti interessati, essendo l'impatto sul territorio di queste due grandezze ben differente a seconda che si consideri l'una o l'altra.
STAZIONE DI SANTA LUCIA
Il Comitato ha sottolineato come nel VIA n° del 2005 lo scalo medesimo non fosse stato incluso. La Frazione di Santa Lucia si pone quindi domande legittime su quello che sarà l'impatto di tale
attività sia a livello ambientale (polvere-rumore) che a livello socio/economico. Ad es., come sarà caricato il materiale? Si costruirà un impianto al chiuso? Quali sono gli orari di circolazione dei camion? Etc...etc...Attendiamo risposte.
OBIETTIVI
Ricercare un percorso alternativo, meno impattante dal punto di vista ambientale e dal punto di vista economico.
Tanto dovevamo.
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Comunicato
venerdì 1 febbraio 2008
A tutti gli utenti
Riceviamo giornalmente dei commenti ai nostri post ai quali vorremmo rispondere in forma privata e non direttamente nel Blog. Anche per gli utenti registrati con un profilo Blogspot non è possibile inviare un messaggio privato.
Vi esorto quindi a continuare a postare i vostri preziosi pensieri (che sono sicuramente utili al dibattito) ma se volete contattarci o proporci collaborazioni, fatelo direttamente attraverso il ns. indirizzo di posta elettronica comitato.santalucia@libero.it, il modo tale che il reply sia possibile.
Colgo l'occasione per ringraziare tutti quelli che ci stanno sostenendo.
Vi esorto quindi a continuare a postare i vostri preziosi pensieri (che sono sicuramente utili al dibattito) ma se volete contattarci o proporci collaborazioni, fatelo direttamente attraverso il ns. indirizzo di posta elettronica comitato.santalucia@libero.it, il modo tale che il reply sia possibile.
Colgo l'occasione per ringraziare tutti quelli che ci stanno sostenendo.
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